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La vera storia di Green Book, la famiglia di Don Shirley definì il film “una sinfonia di menzogne”

Green Book, il film premio Oscar nel 2019 in onda in prima tv su Rai1 il 30 marzo, è il racconto della storia vera dell’amicizia tra il musicista afroamericano Don Shirley e il suo autista Anthony “Tony Lip” Vallenonga, nell’America ancora razzista degli anni 60 interpretati da Mahershala Ali e Viggo Mortensen.
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In onda mercoledì 30 marzo su Rai1 alle 21.25 in prima tv, Green Book ha vinto l'Oscar 2019 come miglior film. Interpretato da Viggo Mortensen e da Mahershala Ali (anche lui premiato con l'Oscar, come miglior attore non protagonista) è diretto da Peter Farrelly, che ha accantonato momentaneamente il sodalizio con il fratello Bobby – con cui è stato autore di film comici come Tutti pazzi per Mary – per dirigere una pellicola drammatica ispirata a una storia vera.

La storia vera che ha ispirato il film Green Book

Più precisamente si tratta di un biopic narrato da un punto di vista molto particolare: uno degli sceneggiatori Nick Vallelonga, è il figlio di Tony Lip, il personaggio interpretato da Mortensen, che ha voluto raccontare la storia dei suoi genitori e soprattutto quella dell'amicizia tra Lip e il musicista afroamericano Don Shirley, di cui fu autista e guardia del corpo durante un tour, nell'America ancora nel pieno della segregazione razziale dei primi anni 60. La storia di un'amicizia che nasce da un iniziale pregiudizio, ma che poi cresce con nelle settimane che i due trascorrono insieme, dove diventano l'uno la spalla dell'altro. Eppure, nonostante il grande successo di pubblico e critica del film, la famiglia di Shirley ha protestato sostenendo come la vicenda sia stata eccessivamente romanzata.

Le proteste dei familiari contro Green Book

All'uscita, la famiglia Shirley ha infatti dichiarato in un comunicato che Tony e Don in realtà non erano davvero amici, ma avevano semplicemente "una relazione tra datore di lavoro e dipendente". I parenti dell'artista definirono addirittura il film una "sinfonia di bugie", incentrato prevalentemente sul protagonista bianco e lontano dalla realtà.

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Nick Vallelonga si è difeso raccontando di aver parlato personalmente con Don Shirley e di non aver mai contattato i parenti perché non ne conosceva neppure l'esistenza. L'artista gli avrebbe fatto promettere di girare il film solo dopo la sua morte, cosa che in effetti è avvenuta.

Lo stesso Don Shirley mi ha detto di non parlare con nessuno. Mi ha raccontato la storia che voleva raccontare. Ha difeso la sua vita privata e diversi altri particolari straordinari della sua vita. Era un uomo straordinario. Mi ha detto: ‘Se vuoi raccontare la storia, racconta la versione che viene da tuo padre, da me, e da nessun altro. Non parlare con nessun altro. È così che dovrai fare il film'.

Un audio emerso nel 2019, da un'intervista di Don Shirley, sembra confermare la tesi del film: "Mi fidavo implicitamente di lui. Tony non era solo il mio autista, non abbiamo mai avuto un rapporto datore di lavoro / dipendente. Non avevo tempo per quelle sciocchezze. La mia vita era nelle mani di quell'uomo! Quindi bisognava essere amichevoli l'uno con l'altro".

Viggo Mortensen è Tony Lip

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Se vi capita di vederlo in lingua originale scoprirete che l'eclettico e poliglotta Viggo Mortensen parla un perfetto italiano in alcune scene, nel ruolo dell'italoamericano (di origine calabrese) Tony Lip. Pseudonimo di Frank Anthony Vallelonga, cresciuto nel Bronx, nei primi anni 60 divenne l'autista e la guardia del corpo del pianista Don Shirley, accompagnandolo in tour negli Stati del Sud. Lavorava anche al Copacabana, celebre nightclub, dove incontrò Francis Ford Coppola che gli offrì un ruolo per il suo capolavoro Il padrino. Da allora ha avuto una discreta carriera di caratterista, specialmente in ruoli da malavitoso: è stato Francesco Manzo (della famiglia mafiosa Lucchese) in Quei bravi ragazzi, Philip Giaccone (dei Bonanno) in Donnie Brasco e Carmine Lupertazzi nella serie I Soprano. In Stiletto, ha recitato con il figlio Nick. Vallelonga è morto a 82 anni il 4 gennaio 2013.

Mahershala Ali è Don Shirley

Morto a New York il 6 aprile 2013, curiosamente pochi mesi dopo Tony Lip, oggi Don Shirley non è ricordato come dovrebbe, forse perché lontano dal mito dell'artista afroamericano della scena soul anni 60. Era infatti soprattutto un pianista classico che rifiutò l'etichetta di musicista jazz, ma non conobbe la fama di altri musicisti bianchi del suo ambito. Aveva studiato teoria musicale al conservatorio di Leningrado a soli 9 anni. Ha scritto sinfonie per la New York Philharmonic e la Philadelphia Orchestra, ha suonato anche tra l'altro con la Boston Pops Orchestra e la London Philharmonic Orchestra e si è esibito come solista pure al Teatro alla Scala di Milano in un programma dedicato alla musica di George Gershwin. Ha inciso diversi dischi e, nel 1961, il suo singolo Water Boy ha raggiunto il numero 40 della Billboard Hot 100.

Linda Cardellini è Dolores Vallelonga

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Linda Cardellini ha un ruolo minore ma comunque significativo, specialmente nel finale. È Dolores Vallelonga (nata Venere), la moglie di Anthony/Tony e mamma di Nick e Frank (attore). La donna è morta nel 1999, dopo 41 anni di matrimonio.

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