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La storia siamo noi: lo speciale su Peppino Impastato

Peppino Impastato: la sua vita contro la mafia, ripercorsa da La storia siamo noi, nello speciale 2009. Oggi si ricorda la sua morte,avvenuta nel ’78 sotto mandato del boss Badalamenti, morto nel 2004 mentre scontava l’ergastolo, ottenuto solo nel 2002.
A cura di Marianna D Onghia
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Peppino Impastato è stato ufficialmente assassinato il 9 maggio del '78: oggi, 9 maggio 2011 ricordiamo le vittime del terrorismo.

Peppino nasce a Cinisi il 5 gennaio del' 48, da mamma Felicia e papà Luigi, collegato alla cosca di Cosa nostra non tanto per implicazioni dirette nelle azioni mafiose, ma più per legami parentali, come quello con suo cognato Cesare Manzella. E' lui il capo della cupola negli anni '60 e colui che da avvio agli intensi narcotraffici con gli Usa, che costituiranno gran parte del "fatturato" di Cosanostra, per tutto il periodo Badalamenti. Don Tano (Gaetano) Badalamenti è il nemico principale e bersaglio del giovane Impastato.

La storia siamo noi, dedica nel 2009 uno speciale su Impastato, un'intera puntata atta a ripercorrere le tappe principali della vita di Peppino, una vita contro la mafia. Il figlio di Luigi e Felicia, come racconta il fratello Giovanni, dopo la morte dello zio Cesare in seguito al riempimento della sua Giulietta di ingenti quantità di tritolo (la prima autobomba di firma mafiosa), decide di intraprendere la strada dell'impegno politico e civile contro Cosa nostra e tutti i "malacarne".

Questa decisione porta, ovviamente, Peppino alla collisione con la famiglia: la sua scelta di vita è forte quanto uno sradicamento dalle proprie radici, quelle del nucleo familiare. Papà Luigi lo caccia di casa, ma mamma Felicia, tenace donna siciliana, parteggia per il figlio decretando la sua formale rottura con l'implicazione mafiosa della sua famiglia. Siamo nel '65: Peppino intraprende il suo nuovo percorso. Fonda il centro di Musica e Cultura a Cinisi, con i suoi compagni Riccobono, Orlando, Di Maggio e le femministe Randazzo e Stagno. Peppino cerca di incanalare le energie e il tempo dei giovani di Cinisi in concerti, attività ricreative e di intrattenimento: bisogna che le nuove generazioni vengano distolte dall'attività mafioso-criminale. In questi anni nasce anche Radio Aut, un'emittente improvvisata da Impastato e compagni, per diffondere i loro messaggi: in modo satirico ed irriverente, Don Tano Badalamenti viene sbeffeggiato e ogni sua attività o associazione illecita smascherata.

Cinisi diventa mafiopoli, nel gergo satirico di Radio Aut, e Peppino prende pesantemente di mira Don Tano. Vengono così argutamente svelate le riunioni della commissione edilizia, dove Badalamenti ottiene dal sindaco l'attracco della spiaggetta, da dove dipartiranno i carichi di droga: il boss aveva precedentemente ottenuto l'appalto per l'aeroporto di Palermo, con tanto di pista a parte per i suoi traffici.

Peppino non ci sta: con cartelloni mobili fa si che uomini e donne, che vagamente sanno, ma tacciono, scoprano ogni movimento illecito e mafioso e dalla sua stazione radio fa parlare e agire i suoi personaggi satirici  come Cosa nostra nella realtà. Impastato comincia a dar fastidio a Don Tano, che con il braccio destro Vito Palazzolo minaccia papà Luigi e suo figlio, spingendo il primo a migrare negli Usa e a trovare la morte al suo ritorno. Peppino respinge con veemenza le condoglianze di quella gente, implicata nel "patricidio", non ne può più di falsità e ingiustizie taciute e continua per la sua strada: risvegliare le coscienze dal "basso" della sua Radio, che forse arriva troppo, eccessivamente in alto.

Don Tano incarica suoi sicari di rapire Peppino, mentre si recava ad una riunione con i compagni: lo tramortiscono in un casale e lo fanno scoppiare con una bomba, sulla tratta Palermo- Trapani. Impastato, allora candidato per la democrazia proletaria, viene addirittura accusato di attentato terroristico ai lavoratori, che con il treno di quella mattina si sarebbero recati a lavoro e Cosa nostra fa ritrovare una lettera nella sua casa natia, dove minaccerebbe il suicidio. Don Tano e i suoi rapporti politici ed istituzionali depistano le indagini.

Gli amici di Peppino piangono la sua morte e raccolgono i resti del suo corpo:  la Sicilia lo commemora, già attraversata dal dolore per Aldo Moro, vittima delle terroristiche BR. Viene impedita ogni raccolta di reperti o tracce organiche che attesti la verità, fin quando il pentito Salvatore Palazzolo testimonia, nel '95, che  Badalamenti è il mandante dell'uccisione di Peppino. Nel 2002 il boss viene condannato all'ergastolo e morirà nel 2004, mentre gli esecutori materiali non verranno mai puniti.

Giustizia è fatta per Impastato e la sua battaglia, che scaccia la mafia dalla sua Cinisi: Peppino contro la notte del suo tempo, infinita, col suo ricordo ci grida ancora di combattere contro le implicazioni politiche con la mafia, contro la cementificazione e il controllo delle cosche sulle attività produttive, per la democrazia e la nostra libertà.

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