La riforma Salini in Rai: “Meno potere ai manager delle star, taglio compensi e più risorse interne”
È stata approvata dalla Rai la nuova policy per limitare il potere degli agenti degli artisti e incentivare l'utilizzo delle risorse interne, come proposto dall'amministratore delegato Fabrizio Salini. Il consiglio di amministrazione ha accolto quella che già è diventata nota come la "riforma Salini" che entrerà in vigore fra 90 giorni, a partire dal 17 settembre. In epoca di bilanci e di revisioni anche il Servizio Pubblico cerca di circoscrivere le proprie spese e sono diverse le proposte fatte avanti in queste settimane.
La riforma Salini
La policy proposta da Salini si rifà alle indicazioni della commissione di Vigilanza e dell'Agcom, e stando alla "riforma" a partire dal 17 settembre un singolo agente non potrà essere il rappresentante di più del 30% degli artisti che rientrano in una stessa produzione realizzata dall'azienda televisiva pubblica e non potrà curare gli interessi di artisti di programmi da lui prodotti. Ovviamente questo comporterà dei notevoli cambiamenti all'interno dell'assetto della Rai, che si prefigge, quindi, la possibilità di lavorare con un maggior numero di risorse interne, sebbene già nel corso dell'ultimo anno l'azienda si sia mossa in questa direzione, apportando dei notevoli cambiamenti.
L'utilizzo di risorse interne alla Rai
Proprio in relazione all'utilizzo delle risorse interne, Salini ha inviato a tutti i direttori di rete della Rai una lettera nella quale ne ha richiesto esplicitamente l'utilizzo, che comporterà un taglio dei costi di produzione e anche dei compensi degli artisti. Cambiamenti già messi in atto dai direttori, dal momento che i centri di produzione di Torino, Napoli, Roma e Milano nella prossima stagione televisiva lavoreranno al massimo delle loro potenzialità, in modo da poter consentire un rientro delle spese e un'agevolazione nella riduzione dei costi. Dei risultati, a dire il vero, è possibile già riscontrarli, infatti, dal 2019 a quest'anno Rai2 è passata da una produzione interna del 54% ad una del 64%, mentre Rai3 è la più proficua e produce già per il 92% all'interno. La rete ammiraglia della Rai, invece, è quella che usufruisce perlopiù di produzioni esterne, ma nel 2020 produce 383 ore in più all'interno rispetto al 2019.
Il taglio dei compensi
In realtà, oltre alle spese di produzione, ciò che metterà davvero a dura prova l'amministratore delegato sarà il taglio dei compensi, sul quale però non intende cedere. Il rischio più grande è quello che gli artisti non accettino una diminuzione del loro compenso. Intanto, però, non tardano ad arrivare le polemiche attorno a questa scelta. Il consigliere Rai, Riccardo Laganà, ha infatti espresso la sua perplessità: "C‘è preoccupazione per i tagli sia esterni sia interni, con interventi sui costi più o meno fissi che, se gestiti male o non gestiti, potrebbero incidere sui lavoratori. Il rischio è che venga messo in discussione il perimetro aziendale: in tutto questo non si capisce che direzione il governo intenda intraprendere rispetto alle risorse da canone che vengono sottratte all'azienda", di recente aveva anche parlato delle nuove nomine Rai per i palinsesti estivi, che avevano attirato qualche critica.