La recensione di Curon, la serie dei misteri che ricorda Stephen King
La misteriosa Curon nasconde bene i suoi segreti. Tanto è vero che ci vorrà del tempo (almeno 4 episodi), attenzione e fiducia prima che anche voi sentiate il campanile sommerso suonare. Quando accadrà, allora e solo allora guarderete la nuova serie Netflix sotto una prospettiva differente. Disponibile su Netflix dal 10 giugno, "Curon" è una serie tv ambiziosa sebbene non priva di difetti. Eppure, nei sette episodi diretti da Fabio Mollo ("Il sud è niente" e "Il padre d'Italia") e Lyda Patitucci (second unit in "Veloce come il vento") ritroviamo qualcosa di inedito per quella che è la tradizione della nostra proposta, della nostra serialità.
"Curon" comincia con un flashback. Un delitto avvolto nel mistero e una fuga, quella di Anna (Valeria Bilello) che ancora ragazzina è costretta a fuggire da quello che sembra un posto maledetto dal buio e dalla morte. Diciassette anni più tardi decide di tornare con i suoi figli, i due gemelli Mauro (Federico Russo, sì, quel Federico Russo) e Daria (Margherita Morchio), e affrontare il burbero e schivo padre che la allontanò per sempre, l'albergatore Thomas (Luca Lionello). Mentre i ragazzi cercheranno subito di integrarsi in una realtà apparentemente ostile, le cose si complicano quando tornano fameliche le ombre dal passato.
Un cast di sorprese e conferme
Senza anticipare troppo della trama, possiamo dire che "Curon" mischiando ora il teen drama ora il gotico (da comunicato preferisce farsi chiamare ‘supernatural drama') cerca di mettere a fuoco la "parte visibile" e la "parte nascosta" che c'è in ognuno di noi: "Normalmente se ne stanno in pace ma quando una prova a schiacciare l'altra, allora succede che crolliamo", spiega Thomas, interpretato da un interessante, serafico Luca Lionello, tra i migliori del cast adulto. Le sue pause, i suoi sguardi, la sua austerità in risposta a tutto il dolore patito per non essere riuscito a proteggere le persone che ha amato, sono un fiore all'occhiello.
Così come l'interpretazione dei quattro ragazzi, i veri protagonisti su cui ruotano i conflitti di questa storia: Federico Russo riesce a farci scordare di essere stato "Mimmo dei Cesaroni", probabilmente la sua vittoria più grande. Di Margherita Morchio, grande protagonista in "Succede" (film tra i più visti in questo periodo su Netflix), continueremo a sentirne parlare ancora e ancora. Bella sorpresa anche Giulio Brizzi, il talentino MMA che si è dato alla recitazione, così come Juju Di Domenico (Miki). Sono fratello e sorella uniti nella sofferenza verso un padre (Alessandro Tedeschi) che li ha cresciuti nel segno della competizione e una madre troppo remissiva per tenergli testa, interpretata da Anna Ferzetti. Grande protagonista la stessa Curon Venosta, magnifico paesino in provincia di Bolzano, nel confine altoatesino. È una terra meravigliosa e la macchina da presa la sfrutta e la esalta, episodio dopo episodio.
Curon è un "nuovo" genere
Sette sono gli episodi, scritti da un'idea originale di Ezio Abbate insieme agli autori Ivano Fachin, Giovanni Galassi e Tommaso Matano, e proprio quando il mistero si avvia alla risoluzione, la serie decide di concludersi lasciando molto altro in sospeso. Segno tangibile che nel cassetto tutto è pronto per una seconda stagione. Al team di scrittori va un ringraziamento perché finalmente c'è il tentativo di puntare verso nuove direzioni guardando ad altre tradizioni, come la letteratura di Stephen King e, ancora più indietro, alla cultura tedesca. Su tutte, la "Storia straordinaria di Peter Schlemihl" di Adelbert von Chamisso. Letta in questa chiave, ci auguriamo dieci, cento e mille "Curon" chiudendo un occhio sulle sue sbavature. Dal 10 giugno su Netflix.