La Rai si è scordata della strage del Vajont
"Una diretta sulla memoria" era il modo in cui Marco Paolini definiviva il suo splendido monologo teatrale del 1997 dedicato alla strage del Vajont e incentrato sull'inchiesta giornalistica di Tina Merlin, dal titolo significativo "Sulla pelle viva – La costruzione di una catastrofe". Oggi, 9 ottobre 2015, ricorrono i 52 anni dal disastro che rase al suolo cinque interi paesi della valle del Vajont, a causa di un'ondata d'acqua fuoriuscita dalla diga alle pendici del monte Toc. Circa duemila persone persero la vita e i corpi di molti di loro restarono sotto al fango e alle macerie.
Rievocare i fatti delle 22.39 di quel 9 ottobre del '63 suscita dolore, pietà. Ma non sono questi i soli sentimenti che quella strage deve suscitare. Perché più di tutto, stando a quanto la stessa giornalista de L'Unità narrò sapientemente nel suo libro-inchiesta, quella del Vajont fu una tragedia costruita, programmata, due aggettivi che descrivono un ossimoro se associati ai concetti di strage, tragedia e catastrofe. Insomma, tutto fu tranne che qualcosa di casuale, una sciagura voluta dalla natura "matrigna". I morti del Vajont gridano vendetta ed oggi, più che mai, meriterebbero ricordo perché il loro sacrificio sia un monito per tutti noi, troppo spesso abituati a voltare lo sguardo e disinteressarci davanti alle cosiddette grandi opere, a scelte discutibili e poco limpide di chi ci governa.
E la Rai come ricorderà la strage del Vajont? Che fa il servizio pubblico, che tutto potrebbe permettersi fuorché il lusso di mettere da parte la memoria, che dovrebbe educarci a comprendere i nostri errori del passato e non farceli commettere in futuro? Semplice, stando ai palinsesti di tutte le reti Rai (non solo le tre principali, ma anche Rai4, Rai5 e RaiStoria) del Vajont non v'è traccia. Non la "diretta sulla memoria" di Paolini, non il film di Renzo Martinelli e nemmeno un documentario di qualsiasi altro tipo sono previsti oggi, secondo le guide tv. E nemmeno di notte, come scelse di fare due anni fa l'azienda del servizio pubblico televisivo: in occasione del cinquantennale dalla strage il monologo di Paolini iniziò nientemeno che a mezzanotte, terminando alle tre meno venti e radunando, nonostante ciò, 390.000 spettatori davanti alla tv, a notte fonda.
Chiedete ad un ragazzino sui 13 anni, che non sia friulano o veneto, se sappia cosa sia la strage del Vajont. Se vi risponderà di non saperlo è anche per colpa di una televisione del servizio pubblico che, nonostante più di cinque canali a diposizione, non ha trovato un piccolo spazio per ricordare migliaia di morti innocenti.