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La Rai fa sul serio? Tagliati i privilegi pensionistici ai dirigenti

La percentuale delle pensioni per i dirigenti che l’accetteranno anticipatamente, non sarà più del 68%, che l’azienda ritiene una percentuale “inopportuna e non allineata coi tempi”. Misura struttuale o di immagine?
A cura di Andrea Parrella
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Firma dell'accordo tra la Rai e il Ministero della Cultura

Che sia un semplice ripercuotersi sull'azienda della scure di tagli che ha caratterizzato il paese nell'ultimo anno, oppure una premessa strutturale concreta ad una gestione dell'azienda più morigerata lo si capirà solo col tempo. Fatto sta che oggi la Rai annuncia definitivamente ciò che aveva già fatto trapelare prima di Natale, quando tra i piani per il risanamento non c'era solo l'aumento previsto dell'importo del canone, ma anche il prepensionamento per i dirigenti. Generalmente l'azienda è accusata, negli ultimi anni, oltre che dell'annoso problema della lottizzazione politica, di uno spreco immenso di risorse interne, devolute a maxi compensi, consulenze esterne preferite alle risorse umane interne, di per sé già numericamente in eccesso.

I tagli ai privilegi pensionistici – Oggi, invece, la Rai afferma con un comunicato stampa, che non ci sarà alcun aumento pensionistico per quei dirigenti che accetteranno di essere accompagnati anticipatamente in pensione. L'azienda ritiene opportuno, al contrario, che la disciplina che determinava  una pensione pari al 68% dell'ultima retribuzione risulti sostanzialmente anacronistica. La disdetta rispetto a questa azione consuetudinaria è giunta qualche giorno fa, anche per regolare la situazione di categorie differenti di dirigenti sottoposti a discipline differenti. Ecco il comunicato stampa ufficiale:

In merito a quanto riportato oggi dalla stampa a proposito della possibilità di pensionamento dei Dirigenti Rai , l'Azienda precisa che non vi è alcun aumento pensionistico per i dirigenti che accettano di andare in pensione. Al contrario, la Rai, ritiene che la disciplina ante '93 che prevedeva una pensione pari al 68% dell'ultima retribuzione, sia ormai insostenibile, inopportuna e non allineata con i tempi. Inoltre rappresenta costi che l'Azienda non può più sostenere e costituisce una discriminante importante tra i dirigenti che sono soggetti al momento a due diverse discipline,di cui una più privilegiata rispetto all'altra.Pertanto nei giorni scorsi è stata data formale disdetta dei vecchi accordi che, essendo in origine privi di termine finale, deve necessariamente essere preceduta da un periodo di preavviso.

Roma, 31 gennaio 2013

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