La nuova “Eva” di Rai 2 cade in un peccato di rete
La erre moscia e la cadenza statica delle introduzioni ai servizi di Eva Riccobono hanno un effetto anestetico che tozza con l'accenno di acume e di simpatia che la modella palermitana riesce ad accennare, stretta tra le grinfie di un programma dal formato piuttosto quadrato, che non permette di spaziare molto con lo humor (Eva, Rai2, lunedì 21:15). La canzone è sempre la stessa: si parte da luoghi comuni, dicerie, credenze, news scientifiche da prima pagina di un settimanale di settore.
La curiosità dà il via a piccoli reportage in cui c'è un tizio, solitamente britannico o americano, che narra di incredibili quanto vanesi passi avanti della scienza. Il tizio solitamente è doppiato come accadeva in quelle memorabili reclame di coltelli indistruttibili, capaci di tagliare scarponi e latta rimanendo sempre affilati. Molto spesso si parla di cose che abbiano a che fare col sesso o con lo sport, o ancora di autentiche imprese impossibili, realizzate da altrettanto autentici soggetti improbabili. Insomma, probabilmente è materiale che le reti televisive decidono di acquistare e di cui devono motivare la spesa. L'intreccio consiste nello stuzzicare lo spettatore a restare in quel limbo, pronto a cambiare canale ma trattenuto dall'intenzione di guardare l'ultima notizia tipo: "Questa è l'ultima, poi basta, lo giuro".
Ed in effetti una certa abilità nel trattenerti davanti allo schermo quelli di Eva l'hanno dimostrata, tentando di sfruttare a pieno una certa dose di scioltezza che la Riccobono può vantare. Durante quell'ora e mezza nella quale non ti aspetti niente, forse per noia ma, chissà, anche per pura simpatia, viene fuori un ghigno, un accenno di risata del quale ci si sforza ad intendere l'origine. Insomma l'essere incerti su cosa si stia facendo nasce da un lecito interrogativo, quello di domandarsi se ciò che si ha davanti sia una vera fandonia, oppure qualcosa di onestamente gradevole, che non pretende molto più di questo.
Interrogativo su cui non si trova risposta esaustiva è invece quale strada abbia deciso di intraprendere Rai due: a guardarne il palinsesto serale delle ultime settimane, la traccia di qualcosa che non sia una serie americana (col massimo rispetto che si ha in serbo per il genere) o un film di simile derivazione, che sia insomma qualcosa fatto in casa, si riduce a produzioni con costi apparentemente ridottissimi, con presunta scarsa spinta della rete, che necessitano, quindi, di una corposa dose di fantasia per risolversi in qualche modo: c'è chi sceglie l'ironia, come accade per Raidue PresentaEva, chi invece, per motivi di certo ragionevoli, predilige la fantascienza. Quest'ultimo è lo speciale caso di Voyager.