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La mamma di Nadia Toffa a Fanpage.it: “Mia figlia era dolce, in tv si trasformava per proteggersi”

In occasione dell’uscita del secondo libro di Nadia Toffa, dal titolo “Ti aspetterò tutta la vita – Pensieri d’amore”, Fanpage.it ha raggiunto mamam Margherita Rebuffoni nella casa dove Nadia è cresciuta. Sulla scia dei ricordi emerge un ritratto inedito di una delle inviate di punta de “Le Iene”, scomparsa dopo una lunga battaglia contro il tumore il 13 agosto dello scorso anno. Non solo la Nadia “guerriera” ma anche quella capace di grandi slanci di affetto, fragile, determinata, sempre generosa nei confronti dei più deboli. Un vero spirito libero.
A cura di Andrea Conti
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Una villetta immersa nel verde poco lontano dal centro di Brescia, un giardino rigoglioso e l'aria pulita. È lo scenario che si spalanca davanti quando entriamo, in punta di piedi, nel luogo dove Nadia Toffa ha vissuto la sua infanzia e la sua adolescenza, assieme ai genitori e alle due sorelle. Margherita Rebuffoni, la madre di uno dei volti più importanti de “Le Iene”, ci accoglie con un sorriso malinconico ma carico di energia e di positività. Nel soggiorno fotografie di Nadia ovunque, sempre solare, mai triste. L'occasione per questo incontro è l'uscita del libro “Ti aspetterò tutta la vita – Pensieri d'amore” (ed. Chiarelettere) che segue il best seller “Non fate i bravi”. È solo uno dei progetti della Fondazione, nata lo scorso anno dopo la scomparsa di Nadia, per sostenere i più bisognosi e chi combatte giorno dopo giorno la battaglia contro il cancro. Una raccolta di pensieri d'amore di Nadia Toffa composti durante la malattia e poi selezionati con delicatezza dalla madre. A Fanpage.it, durante l'intervista, emerge un ritratto inedito di Nadia che non era solo la "guerriera" che tutti abbiamo conosciuto: era amorevole, dolce, ma anche fragile. Sempre con la mano tesa nei confronti di chi ha bisogno. Empatica ma diffidente. Un mix di contrasti che non passava di certo inosservato e che ha fatto di Nadia, uno dei volti televisivi più temuti e amati al tempo stesso.

Eduardo De Filippo diceva: “Quando una persona viene a mancare, sale in cielo e lascia un testimone”. Cosa le ha lasciato Nadia?
Nadia mi ha lasciato tante cose. Lei mi diceva ‘mamma, guarda che metto tante cose al computer. Non ti spaventare perché tu, anche se io ci sarò più, non devi piangere, devi continuare a vivere perché la vita è sacra ed è un dono bellissimo'. Lei mi ha lasciato tante cose da fare. La sento vicino in molti momenti perché so che quello che sto facendo, lo sto facendo per lei. Mi aiuta tantissimo questo pensiero.

La Fondazione Nadia Toffa è nata nel 2019. Che obiettivi vi siete dati?
La Fondazione è costituita da me, mio marito e le mie due figlie e basta, altrimenti quando si prendono le decisioni le cose si fanno difficili. Abbiamo creato questa Fondazione a sostegno della ricerca oncologica per i bambini di Taranto e per il Besta di Milano. Sono realtà che versano in grande difficoltà e cerchiamo, come possiamo, di dare una mano.

In “Ti aspetterò tutta la vita – Pensieri d'amore” Nadia racconta l'amore fisico, carnale, immaginato e spirituale, totalizzante. Qual era il suo vero amore?
Il suo vero amore era per la gente, per i deboli, i bambini… Quando leggeva su Internet di soprusi andava in tilt. Il suo vero amore è stato aiutare gli altri, lo ha capito sin da piccola. Pensi che lei aveva parecchi amici audiolesi e li coinvolgeva in tutte le attività, andava a giocare a pallone con loro, li sosteneva sempre. Un piccolo esempio per farvi capire che per lei il vero amore era l'aiuto, la ricerca, il fare concretamente qualcosa per gli altri. Lei diceva che se non diventava, non dico famosa ma perlomeno conosciuta, non poteva fare niente di tutto questo. ‘In politica non entro perché non potrei fare agire e non mi consentirebbero di far nulla' diceva, non si è nemmeno iscritta nemmeno all'Ordine dei giornalisti perché voleva essere libera fino in fondo.

Nadia si descriveva così: “Sono semplicemente quel che vi sembro. Genuina; semplice fiore di campo, a cui basta poco per vivere. Forza della natura prorompente che non può non ridere”. Chi era per lei sua figlia?
Era tutto questo. Era sempre allegra nonostante i dolori inimmaginabili che provava per la malattia. Era sempre positiva e trovava qualsiasi soluzione ai problemi: scartabellava, cercava, leggeva ed era sempre proiettata verso gli altri, anche con noi era dolcissima. Anche se sembrava così tosta, in fondo, era fragilissima perché indossava una maschera, una corazza. Quando lavorava, in quei momenti cambiava. Lo dicevano i suoi cameran quando l'accompagnavano in giro per l'Italia per lavoro: Nadia diventava un'altra persona. Un cambiamento totale un po' perché era preparata e poi anche perché era il suo modo di difendersi nei confronti dei potenti.

Sua figlia per anni ha condotto inchieste coraggiose dal crescente tasso di tumori nel “triangolo della morte” tra Napoli e Caserta all'Ilva di Taranto, tanto che il suo nome è sopra l'ingresso del nuovo reparto di Oncoematologia pediatrica dell'ospedale Santissima Annunziata della città. Alla fine Nadia si è ritrovata a combattere la stessa malattia, cosa ha provato?
Agli inizi era un po' arrabbiata perché diceva ‘come faccio adesso?' perché lei si vedeva così fragile e impossibilitata dal poter agire. Per lei non era importante tanto presentare ‘Le Iene' quanto fare le sue inchieste. Alla fine, però, tra sé e sé diceva che se le era capitato tutto questo, una ragione doveva esserci. Diceva ‘Dio non è cattivo, se questa è la sua scelta di far provare a me quello che stanno provando gli altri, forse è per capire ancora meglio'. Ci sono stati molti momenti difficili, come quando si sentiva un po' giù, allora pensava alla sorella di 21 anni, morta anche lei di tumore che considerava il suo angelo custode. ‘Ora mi passa tutto' diceva e ci credeva a tal punto che si rasserenava. Ho vissuto con lei, al suo fianco, un anno e otto mesi. Giorno e notte con la paura sempre che le succedesse qualcosa. Eravamo nella sua casa di Milano, dove viveva da dieci anni. Lei ha voluto andassi lì. Mi diceva: ‘Promettimi che non mi abbandonerai mai. Io lo so che sono più giovane, ma tu non devi morire prima di me'. Le mie figlie e mio marito si arrangiavano come potevano, andavano e venivano da Brescia a Milano, ma lei è voluta rimanere a casa sua.

Dopo aver condotto per l'ultima volta “Le Iene”, la malattia avanza e Nadia si chiude nel silenzio e rimane con lei. Cosa vi siete detti?
Abbiamo cominciato a parlare dell'aldilà, a parlare del dopo, della morte, di Dio, di tutte le altre religioni. In più lei la notte ‘comunicava' col cellulare e scriveva 3-4 testi per notte. Io mi svegliavo, la vedevo quella lucina dello schermo e non correggeva mai quello che scriveva. La mattina, durante la colazione, voleva che leggessimo assieme quello che scriveva. Ho trovato 450 testi in cui descriveva i dialoghi con sé stessa ed esprimeva quello che aveva dentro. L'ho chiesto anche a uno psicologo come mai avvenisse tutto questo. Mi è stato detto che quando una persona sente la fine avvicinarsi, gli si apre l'inconscio dal fondo del suo cuore e tira fuori tutto.

Nadia ha registrato gli incontri con le persone a lei più care. Alcuni video sono stati mostrati a Le Iene. Parenti ha deciso poi di non mostrarli più. È d'accordo con questa decisione?
Sono molto d'accordo con Davide Parenti e lo rispetto. Quei video non li ho mai guardati. Io l'ho vista mentre girava queste clip, ma lo faceva più per se stessa che per noi. Vedevo quello che riprendeva più o meno, ma non ho ben chiaro quali siano i contenuti. Dopo che ha registrato alcune cose, lei mi ha detto che non avrebbe voluto esporsi in quel modo: ‘Lo faremo più avanti, li guarderemo insieme, li correggeremo'. Me li ha consegnati. Ma non ho, ancora oggi, il coraggio di guardarli. Forse accadrà tra dieci anni o forse mai. Ho consegnato tutto il materiale a mio genero che fa il notaio. Come fosse il testamento di Nadia.

“La terra non potrà dividerci per niente. Siamo la stessa mente”, dice Nadia nella poesia che le ha dedicato.
Una poesia che ho trovato per caso nel computer perché non era in mezzo alle altre cose. L'ho subito spedita all'editore affinché la includesse nel libro. Mi ha commosso immensamente. Nadia è nella mia mente sempre. Eravamo molto in simbiosi, sin da quando è nata, parlavamo molto. C'erano anche momenti in cui ci capivamo anche senza comunicare verbalmente. Fin quando era piccola l'ho sempre rispettata. ‘Sei l'unica mamma che mi rispetta, così non devo nascondere niente,  tu ti fidi di me completamente', mi diceva. Era tutto vero e non so dire il perché. Non ho mai invaso il suo privato, nemmeno quando era piccola.

Come vorrebbe che venisse ricordata sua figlia?
Vorrei che ricordassero Nadia per la sua sincerità, la sua onestà, la sua bontà. Nadia era tutta rivolta agli altri e vorrei la ricordassero così, con la purezza d'animo che aveva.

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