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La madre di Massimo Bossetti: “È smagrito ma lotta, non è lui l’assassino”

Nella trasmissione “Quarto Grado” si è parlato del caso di Yara Gambirasio. La madre di Massimo Bossetti, Ester Arzuffi, è intervenuta per ribadire l’innocenza del figlio, di cui dice: “In carcere è cambiato in negativo, è smagrito ma continua a lottare”. La donna ha scritto al parroco di Brembate e a Papa Francesco per sensibilizzarli sulla situazione del figlio.
A cura di Daniela Seclì
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Il programma "Quarto Grado" è tornato a parlare dell'omicidio di Yara Gambirasio. Per la prima volta, la madre di Massimo Bossetti, Ester Arzuffi ha preso la parola per difendere suo figlio. La donna ha spiegato le motivazioni che l'hanno portata a rompere il silenzio:

"Voglio far capire alle persone com’era mio figlio da piccolo, da adulto, da sposato. Che modello di papà è e che marito è. Che gli assassini si facciano avanti o, se c’è qualcuno che sa qualcosa, lo dica".

Massimo Bossetti è in carcere da oltre 200 giorni, ma la signora Arzuffi crede nella sua innocente:

"Mio figlio è in carcere da innocente. Come mamma mi sento di dire questo. È veramente un figlio modello e non può aver fatto una cosa simile. Mio figlio è dolce, dolcissimo. Anche con la famiglia è dolcissimo. Prima di uscire e quando arriva a casa bacia tutti".

La donna, poi, ha spiegato di temere più il giudizio della gente che la giustizia:

"Ormai si sa che la gente “ti ammazza”. Io spero nella giustizia, non la temo. Spero faccia la cosa giusta. Perché ormai la gente ci ha giudicato e massacrato. Non so come facciamo a stare in piedi… perché è dura. Io voglio affrontare tutto fino alla fine. Con tutte le forze combatterò, andrò avanti ma voglio affrontare tutto fino alla fine".

Parla quindi di come è cambiato Massimo Bossetti in carcere:

"Da quando è in carcere Massimo è solo cambiato in negativo, perché non ha più fiducia in niente. Lui continua a lottare, ma poi dice: “Mamma basta, sono stanco, non ce la faccio più”. È molto smagrito. In tutti i modi hanno tentato di farlo confessare dicendogli che avrebbe avuto uno sconto di pena, ma mi ha detto: “Mi diano pure l’ergastolo. Non ho fatto niente e non posso confessare una cosa che non ho commesso”.

Ester Arzuffi non ha paura:

"Di cosa dovrei aver paura? Di niente. Nemmeno mio figlio. Lui ha paura per i figli, che facciano qualcosa ai bambini. Noi ci difendiamo. Sappiamo lottare e andare avanti. Non abbiamo fatto niente a nessuno. Perché dovremmo aver paura? Massimo riuscirà a dimostrare sicuramente la sua innocenza. Per lui e anche per tutti noi. […] Mio figlio mi ha detto: “Mamma, ma ti rendi conto che Yara ha la stessa età di mio figlio? Potrei aver fatto una cosa a quella bambina? Ti rendi conto di cosa mi stanno accusando?».

Ha descritto, poi, la quotidianità di suo figlio prima dell'arresto e la sua passione per l'abbronzatura:

"Andava a Brembate se c’erano delle feste, quando mettono le bancarelle per i bambini. O quando andava a fare le lampade… Dove si trovava si fermava. Non andava per forza lì, andava anche in altri posti… Massimo era fissato con l’abbronzatura, come un po’ tutti. Gli piaceva e non è da colpevolizzare. […] Alla sera, per le 18.30-19, Massimo era a casa. I percorsi erano i soliti. Passava da Brembate o da Palazzago e non ci trovo niente di strano. Tutto normale".

Poi si è soffermata sul dettaglio della chiesa:

"Di Brembate non frequentava né chiesa né palestra. Proprio no. A meno che… per carità.. Però per me no. Perché era un po’ che Massimo non andava più in chiesa a Brembate. Quando la vedo, penso: “È impossibile che il fratellino di Yara abbia detto che Massimo era in chiesa. Era assurdo e l’ho detto subito. Non andava in chiesa lì: andava a Mapello, per il semplice motivo che avendo tre bambini, uno aveva la comunione e l’altro la cresima. Andava per forza lì".

Le conversazioni telefoniche su Yara

Ester Arzuffi ha spiegato che di certo sarà capitato che parlasse di Yara con il figlio al telefono:

"Quando ci siamo sentiti al telefono, sicuramente abbiamo parlato del ritrovamento di Yara. Abbiamo anche detto forse, o senza forse, “Meno male che l’hanno trovata. Perché dopo tre mesi, almeno possono seppellire questo corpo e andare a portargli un fiore. Ti viene spontaneo dire così. Perché penso che anche la mamma di Yara, poverina, sarà stata “felice” di aver lì il corpo della sua bambina".

Il rapporto con Guerinoni

Ha parlato anche del suo rapporto con Guerinoni:

"Non sono rimasta sorpresa quando mi hanno chiamata per il prelievo del Dna. Tanto chiamavano tutte. Hanno chiamato anche me e sono andata. Non avevo da nascondere nulla. Nessuno mi ha detto o chiesto niente riguardo il signor Guerinoni. Quando avevo 19 anni, appena sposata, lui mi trasportava solo per andare a lavorare e basta, amicizie non ne avevo. Venivo trasportata da lui con la macchina. Poi c’era un altro signore, una settimana l’uno e una settimana l’altro. È durato poco, perché sono stata a casa quasi subito dall’azienda in cui lavoravo. A Guerinoni davo sempre del lei, non mi sono mai permessa di dargli del tu. Poi non l’ho più visto. Quando dicevano Guerinoni aveva l’amante… non l’avrei mai pensato. E quando è uscito il mio nome sono rimasta di stucco".

Infine, ha spiegato di aver scritto al parroco di Brembate e a Papa Francesco e di avere il desiderio di incontrare la famiglia di Yara:

"Ho scritto al parroco di Brembate dicendo che mi piacerebbe incontrare la famiglia di Yara, ma non in questo momento, magari più in là li incontrerò sicuramente. Ho scritto anche al Santo Padre: gli ho scritto che mio figlio è in carcere accusato della morte di Yara, ma gli ho detto che, essendo mamma, capisco che mio figlio non è colpevole. È accusato di una cosa che non ha commesso. Le ho provate tutte. Le sto provando tutte, perché mio figlio è innocente e i veri assassini sono fuori e lo dirò sempre".

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