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La crisi del calcio in Rai

La storia del calcio in televisione rischia di chiudere i battenti nel modo più brusco possibile: dal 1970, 90°minuto porta il calcio nelle case degli italiani, ora che tutto è a portata di mano, perde appeal ed interesse nelle dirigenze Rai, nonostante i dati d’ascolto diano ragione alla trasmissione.
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La storia del calcio in televisione rischia di chiudere i battenti nel modo più brusco possibile: dal 1970, 90°minuto porta il calcio nelle case degli italiani, ora che tutto è a portata di mano, perde appeal ed interesse nelle dirigenze Rai, nonostante i dati d'ascolto diano ragione alla trasmissione.

27 settembre 1970, Paolo Valenti coadiuvato da Maurizio Barendson taglia i nastri di partenza di quella che sarà la trasmissione sul calcio più seguita per oltre 40 anni, 90°minuto. Ora, 42 anni dopo la stagione calcistica 1970/71, la storica trasmissione della Rai rischia di chiudere i battenti.

Un pò è questo calcio di oggi, così "lungo", così "spezzettato", un pò le pay-tv che danno tutto in tempo reale, un pò i vari servizi Internet, hanno via via tolto il sapore antico delle vecchie trasmissioni di una volta. In un periodo storico dove le interviste vengono fatte addirittura tra la fine del primo e l'inizio del secondo tempo, dove le telecamere entrano persino negli iPod dei calciatori quando sono negli spogliatoi, una trasmissione come 90° non ha più ragione d'esistere.

Eppure andrebbe tutelata in modo maggiore. La Rai, tra domani e dopodomani, deciderà il da farsi ma i segnali non sono per nulla incoraggianti. C'è un'offerta per i diritti tv in chiaro dal 2012 al 2015 da parte di Viale Mazzini, ma i consiglieri Rai sono orientati a spacchettare tutto e tenere solo i diritti in chiaro per la Domenica Sportiva e per La Giostra Del Gol, trasmissione indispensabile per gli italiani all'estero che seguono Rai International. Una Rai che è orientata a perdere anche i diritti per la prossima Coppa Italia e quelli ripresi solo da due anni della Champions League. Andrà tutto in pay-tv, ormai.

E' opportuno far notare che, nonostante ci troviamo nel periodo storico dell'immediatezza, del "tutto a portata di clic", gli ascolti non sono affatto deludenti, anzi: fare il 6,42% con la media di 1.100.000 telespettatori con Stadio Sprint, programma contenitore di interviste condotto dal frizzante Enrico Varriale, non è cosa da tutti. Lo stesso 90°minuto è forte della sua media che sfiora il 12% e raccoglie 2.305.000 milioni di telespettatori.

La storia di 90° minuto

Prima dell'avvento di 90°, il calcio in televisione era solo un secondo tempo, trasmesso in differita, della partita più importante della giornata, il cosiddetto match clou. C'era la radio con "Tutto il calcio minuto per minuto" che, trasmetteva in diretta radiofonica sempre solo i secondi tempi, per una paura giustificata che aveva la Lega Calcio di perdere pubblico allo stadio. 90° minuto riuscì, in questo senso, a mettere d'accordo le esigenze della Lega con quelle del pubblico televisivo.

Furono Valenti e Barendson a lanciare, dallo studio di Roma, i commenti alle partite e a lanciare i pochi servizi che, anno dopo anno, aumentavano sempre di più. Dal 1977 arriva la formula classica di 90° minuto, come la conosciamo noi oggi, con i corrispondenti esterni, giornalisti delle sedi regionali che, molto spesso, erano veri e propri tifosi delle squadre che seguivano.

Quanti grandi nomi sono passati per il programma di approfondimento sportivo della Rai, dalla conduzione agli stessi corrispondenti e per citarne alcuni, si pensi a Beppe Viola, Franco Costa, Luigi Necco, Tonino Carino, Pino Scaccia, Riccardo Cucchi, Salvatore Biazzo e ancora, dei giovanissimi (poi cresciuti nel panorama giornalistico sportivo e non) Lamberto Sposini, Jacopo Volpi, Fabrizio Maffei, Giampiero Galeazzi, Donatella Scarnati e Ignazio Scardina.

Il calcio adesso è sensibilmente cambiato, quella grande e allegra carovana "analogica", fatta anche di errori grossolani perchè fedeli ad una diretta che, molto spesso, andava a braccio, ha lasciato il posto a rigide scalette e programmazioni frenetiche. I diritti televisivi vanno solo a chi può permettersi grandi investimenti, ciononostante ci si sente in dovere di far notare che la storia del calcio in tv, rappresentata unicamente da trasmissioni di qualità come 90°minuto, non può essere fermata in un modo così brusco. Viva il calcio, viva novantesimo.

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