L’affondamento del Laconia su Canale 5: la tv insegna una storia dimenticata
Il 2 ottobre andrà in onda il film L’affondamento del Laconia, su Canale 5. La vicenda verrà raccontata da Ludovico Fremont, noto attore de I Cesaroni, che con bravura ci guiderà in questo racconto tragico di una storia di dolore italiano non conosciuta: nel 1942 la Laconia fu fatta silurare dai soldati di Hitler portando alla morte 1350 italiani in pochissime ore.
La Publispei ha distribuito la pellicola in giro per l’Italia e ha spiegato il motivo per cui è stato deciso di realizzare un film su questo distratto; Gabriella Bixio, presidente di Publispei ha detto:
Quando abbiamo letto la storia ci siamo immediatamente domandati “come è possibile che non ne abbiamo mai sentito parlare prima?” Le cifre di quella tragedia sono impressionanti e soprattutto riguardano 1350 italiani morti nel giro di poche ore. Perché sono stati dimenticati?
Questa è proprio una bella domanda? Perché tutti conosco perfettamente la dinamica dell’affondamento del Titanic e nessuno sa nulla di quello del Laconia? Forse perché si tratta di una storia di guerra, ben poco romantica e meno da romanzare come quell’altra più famosa. Ma si è deciso di realizzare questo film per portare alla conoscenza di tutti una pagina importante della nostra storia; il cast è internazionale tranne per Ludovico Fremont e Paolo Conticini, possiamo citare l’inglese Andrew Buchan, lo scozzese Brian Cox e i tedeschi Ken Duken e Franka Potente.
La storia del Laconia e il suo affondamento nel 1942
Ma per capire bene di cosa tratterà il film L’Affondamento del Laconia, conviene raccontarne un po’ la storia di questo mercantile armato RMS Laconia, varato nel 1921, che è stato fatto affondare dall’U-Boot tedesco U-156 comandato dal capitano di vascello Werner Hartenstein, il 12 settembre 1942 al largo delle coste dell'Africa occidentale, nei pressi dell'isola di Ascensione.
Il Laconia era un transatlantico utilizzato dagli inglesi per il trasporto delle truppe e dei prigionieri. E proprio questi furono le vittime di questa tragedia, infatti nel luglio del 1942, gli inglesi catturarono, in piena seconda guerra mondiale, i soldati italiani sconfitti nella battaglia di El Alamein, e questi furono imbarcati sulla Laconia insieme al personale militare inglese e alle loro famiglie. Volendo fare una stima di quante persone erano presenti sul Laconia in quel viaggio, si può dire che c’erano più di 700 persone tra ufficiali inglesi e membri dell’equipaggio, 1800 prigionieri di guerra italiani ammassati nelle stive dove c’era posto solo per la metà, 103 guardie polacche e 80 tra donne e bambini. Insomma il Laconia era zeppo di uomini, di vite umane, ma si sa che in guerra la vita del nemico assume un ruolo del tutto non trascurabile perché c’è la logica della sopravvivenza e del più forte e quindi nella notte tra del 12 settembre, mentre il Laconia zigzagava nell’Oceano Atlantico per schivare i sommergibili, diretto verso gli Stati Uniti, è stato colpito nei pressi dell’Isola Ascensione ed è affondato in circa due ore. L’ordine di abbattere il Laconia per la paura che ci fossero spie inglesi a bordo, nonostante ci fossero i prigionieri alleati a bordo, fu dato da Hitler che non si pentì della sua decisione.
Le operazioni di salvataggio dei naufraghi del Laconia
Ma nei momenti successivi all’abbattimento, l’U-Boot è salito in superficie e si è accorto della grande quantità di soldati italiani a bordo del Laconia e quindi sono iniziate subito le procedure di salvataggio degli alleati e sono accorsi sul luogo due sommergibili tedeschi e uno italiano, comandato dal tenente di vascello Marco Revedin. Ma le operazioni di salvataggio non furono assolutamente facili, perché la guerra, con i suoi schieramenti e la paura di imboscate e tranelli, ha sempre meno in considerazione la vita umana e sempre in maggior conto la vittoria del proprio paese senza pensare alle conseguenze soprattutto in termini di vite umane. E tutto questo lo si vide chiaramente nel caso del salvataggio dei naufraghi del Laconia: quando sul luogo del disastro arrivano l'U-156 e l'U-506 tedeschi e iniziarono a caricare i sopravvissuti a prescindere dalla loro nazionalità, arrivarono sia un bombardiere americano che un aereo alleato, ma non si riuscì veramente a capire come comportarsi con i naufraghi e dopo messaggi ignorati dagli inglesi, l’aereo alleato iniziò a bombardare il sommergibile tedesco che immediatamente tagliò le funi di rimorchio delle zattere dei naufraghi e si immerse, così come fu chiesto di fare agli altri due sommergibili in caso di attacchi nemici. Ma gli altri invece incrociarono due navi francesi che poterono raccogliere i superstiti, ma poi il comandante Cappellini con il suo sommergibile raggiunse i francesi per caricare a bordo i naufraghi italiani. Al termine delle operazioni di salvataggio si contarono 1.600 ed i 1.700 morti, quasi tutti soldati italiani, perché come rivelato da qualche superstite, erano stati chiusi all’interno delle stive a chiave per non fuggire e non raggiungere le scialuppe di salvataggio.
Insomma una pagina tragica della nostra storia che grazie a Mediaset verrà conosciuta dal grande pubblico. È sempre bello sottolineare le iniziative educative della tv: non tutto è perduto!