“Kubrick, una storia porno” conferma che le idee buone vengono dal web
"Cinque minuti di porno per 7000 euro", parte così l'avventura di tre giovani cineasti squattrinati (interpretati Dario Aita, Flavio Furno e Lorenzo Richelmy)catapultati nel mondo della pornografia per necessità, chiamati alle armi da un sedicente produttore che "in nome di tutte le seghe che vi siete fatti" li assolda per combattere con nuove idee e sceneggiature d'autore il terribile "virus dell'amatoriale". Questa è l'idea di "Kubrick, una storia porno", stagione pilota prodotta da Magnolia Fiction, scritta e pensata esclusivamente per il web, tant'è che per la distribuzione ci si è affidati agli esperti del settore, i The JackaL di Lost In Google (sei episodi visti da oltre 2 milioni di utenti). Sul piano dei numeri la missione è abbondantemente riuscita: in una sola serata oltre 22.ooo visualizzazioni (numeri che potrebbero essere anche più alti, visto che il conteggio in questi casi si trova sempre in una fase di stallo).
Missione riuscita anche sul piano dei contenuti, con una prima puntata che si lascia guardare tutta d'un fiato, con uno stile narrativo che, tra flashback e flashforward, accompagna lo spettatore con spensieratezza e disincanto in questa folle avventura. Dodici minuti decisamente innovativi, ricchi di citazioni (bellissimo il cellulare che squilla all'inizio con la suoneria di American Beauty), il cameo di Francesco Malcolm (l'attore-feticcio del Re del Porno d'Autore, Mario Salieri) e di Proxy Riccio (l'eroina di Lost In Google). Esilarante la sequenza dell'equivoco dove i ragazzi capiscono dall'elenco di generi citati dal produttore (milf, animal, granny, interracial e tante altre simpatiche diavolerie) di non essere capitati proprio di fronte ad un Domenico Procacci più tamarro. Può sembrare un film rivolto agli appassionati di cinema (porno e non), ma non ci si lasci trarre in inganno dalle ambientazioni e i linguaggi alla Boris perché Kubrick, una storia porno è un prodotto per tutti. Ieri sera togliere dodici minuti ad Adriano Celentano, è stato un atto dovuto.