“Io sono Libero”: su Rai 1 la fiction su Libero Grassi, imprenditore ucciso dalla mafia
Il 29 agosto del 1991, a Palermo, veniva ucciso dalla mafia Libero Grassi, l'imprenditore tessile che si era ribellato al pagamento del pizzo con gesti più che eloquenti, sfidando le cosche tramite l'acquisizione di pagine di giornali e apparizioni in televisione, per manifestare la sua assoluta contrarietà al versamento dell'obolo che le associazioni criminali impongono ai commercianti in cambio della cosiddetta protezione. Su Rai 1, in occasione del venticinquesimo anniversario dalla morte dell'imprenditore, andrà in onda il 29 agosto 2016, in prima serata, la docufiction Io sono Libero, ispirata proprio alla tragica vicenda di inizio anni '90. Libero Grassi è interpretato da Adriano Chiaramida, mentre il cronista Marco ha il volto di Alessio Vassallo. La moglie di Libero Grassi, Pina, morta recentemente, è Alessandra Costanzo, mentre Stella Egitto è Marzia.
Libero Grassi è uno di quei simboli che Palermo ha adottato, a inizio anni Novanta, quando la mafia fece intendere la sua forza con gli attentati a Giovanni Falcone e Giovanni Borsellino, uccisi a maggio e luglio del 1992. Grassi era originario di Ca tania ma si trasferì giovane a Palermo, dove portò avanti l'attività di famiglia ampliandola, fino all'apertura di uno stabilimento tessile negli anni Cinquanta. Le pressioni e le intimidazioni mafiose non lo scalfiscono e Grassi si rifiuta con ostinazione di pagare il pizzo. Acquista una pagina del Giornale di Sicilia per indirizzare ad un immaginario "caro estorsore" una lettera in cui spiega perché non paga e non si piega. E a Libero Grassi viene dedicata una maratona televisiva unica nel suo genere, a reti unificate Rai e Mediaset, organizzata da Maurizio Costanzo e Michele Santoro. Ma la visibilità mediatica non tutela abbastanza l'imprenditore, ucciso appunto nell'agosto dello stesso anno.
La trama di Io sono Libero
La docufiction ripercorre gli ultimi otto mesi della vita di Libero Grassi tramite gli occhi del cronista di fantasia interpretato da Alessio Vassallo. L'arco narrativo va dal 10 gennaio 1991, giorno della pubblicazione sul Giornale di Sicilia della lettera al “Caro estorsore”, in cui Grassi dichiara pubblicamente di non volere sottostare alle richieste di pagare il “pizzo”, fino al giorno del suo omicidio, avvenuto il 29 agosto dello stesso anno. Sono mesi in cui Grassi non lotta solo con il clan Madonia, ma anche contro i pregiudizi dei concittadini, coloro che ne condannano paradossalmente il coraggio, contestandogli la scelta di non voler pagare.
Libero Grassi e Addiopzzo
L'omicidio Grassi ha dato il via ad esperienze virtuose di associazioni che si sono battute perché il gesto naturale, ma ugualmente eroico, di Grassi non venisse dimenticato. In particolare, tramite grandi iniziative emerse agli onori delle cronache, in quegli anni prende forma l'associazione Addiopizzo, che per prima capì come il pagamento di quella tassa alla mafia fosse il primo punto sul quale ci si dovesse sforzare a sollecitare un'inversione di tendenza. Tramite campagne pubbliche e non convenzionali, tramite il sostegno legale ed emotivo a quei commercianti che hanno deciso di denunciare i tentativi di estorsione mafiosa in questi anni, Addiopizzo è riuscita a far sì che il sacrificio di Grassi non finisse nel dimenticatoio ed ha tentato di scardinare quel sistema perverso di costante approvvigionamento monetario alle mafie attraverso il pagamento del pizzo. L'associazione, che non è la sola realtà associativa nata in nome del coraggio e dell'onestà di Grassi, ha organizzato diverse iniziative a Palermo nel giorno dell'anniversario, tutte visibili sul sito addiopizzo.org.