Il monologo di Alessandra Amoroso e Matilde Gioli sui lavoratori dello Spettacolo a Sanremo 2021
Alessandra Amoroso e Matilde Gioli sono tra le protagoniste di questa quarta serata del Festival di Sanremo, che ha visto esibirsi tutti i 26 artisti in gara. La cantante e l'attrice portano di un dialogo intenso che ha al centro la denuncia della situazione dei lavoratori dello spettacolo. Ancora una volta gli artisti si mobilitano per una causa per cui si sono spesi in quest'ultimo anno di pandemia, che ha messo in ginocchio il settore e i live club.
Alessandra e Matilde appaiono sedute in platea applaudendo l’esibizione appena avvenuta. La cantante si alza è dice: "Mi chiamo Alessandra e nella vita faccio la cantante…", poi si alza l'attrice e dice: "Mi chiamo Matilde e nella vita faccio l’attrice…"
Alessandra: siamo due donne che hanno avuto la grande fortuna di realizzare i propri sogni e oggi ci troviamo insieme a parlare da questa platea vuota simbolo di un presente inaspettato.
Matilde: un tempo difficile in cui troppe donne e troppi uomini soffrono, troppi abbracci sono negati, troppe persone sono diventate invisibili, troppi affetti sono andati via per sempre. E in cui ognuno di noi, ogni giorno ha paura…
Alessandra: Paura di non farcela, di non poter tornare ad avere la vita di prima, di perdere tutto quello per cui si era lottato, sudato, sacrificato. Per questo noi come voi, vorremmo provare a tornare a sognare
Matilde: Noi abbiamo avuto la grande fortuna di realizzare i nostri sogni… ma un sogno come il nostro ha bisogno del battito di altri cuori, vive del respiro, delle braccia e delle mani di altre persone che grazie alla loro passione e alla loro professionalità rendono questi sogni un mestiere.
Alessandra: il nostro lavoro ha bisogno di tante donne e tanti uomini che giorno per giorno ti permettono di fare quello che ami, di essere quello che sei, dei professionisti che diventano una seconda famiglia, io la chiamo la mia famiglia itinerante, le persone con cui viaggiamo, con cui condividiamo gioie, successi con cui ci scambiamo momenti di vita, conosciamo i loro figli, le loro famiglie, le loro storie, come loro conoscono la mia.
Matilde: E adesso che tutto è sospeso, che il mondo si è fermato, che le platee sono vuote, le loro vite ancor più delle nostre, sono sospese in attesa di una ripartenza difficile da immaginare o di un aiuto che non è mai arrivato.
Ale: questi professionisti però non possono più aspettare e tanti di loro si sono dovuti reinventare in un nuovo lavoro o nel peggiore dei casi sono rimasti senza nulla nella “disperata speranza” di recuperare la loro dignità
A questo punto Amoroso e Gioli salgono sul palco dove incontrano, in penombra, dieci lavoratori dello spettacolo in piedi.
Matilda: Loro sono quelli che rimangono nell’ombra quando si accendono le luci sul palco.
Alessandra: Ma ora che le luci di tanti palchi sono spente, noi stasera abbiamo il privilegio di stare su un palco acceso.
Matilde: E loro sono quelli che consideriamo professionisti fortunati perché oggi, grazie a Sanremo stanno lavorando.
Alessandra: Ma il lavoro deve essere un diritto di tutti, non un colpo di fortuna
Matilde: La loro presenza stasera vuole essere un simbolo per tutti gli altri lavoratori che ora sono a casa a guardarci
Alessandra: E che invece dovrebbero essere al loro posto, dietro le quinte di un palco acceso. Questo applauso è per voi. L’applauso di tutti quelli che come me ricevono la luce dal vostro lavoro.
A questo punto parte l’intro di "Una notte in Italia" di Ivano Fossati e Alessandra e Matilde cantano un brano simbolico, un classico.