Il caso Melania Rea a Mattino 5: le ipotesi sul marito
Il caso dell'omicidio di Melania Rea continua ad essere uno dei più dibattuti in tv nelle ultime settimane.
La donna era misteriosamente sparita durante una gita con il marito Salvatore Parolisi e la figlioletta per poi essere ritrovata qualche giorno dopo morta in un bosco a Civitella del Tronto (Teramo).
Il marito ha rilasciato delle dichiarazioni su orari e fatti con non combaciavano con le testimonianze raccolte sul caso. E quindi in breve tempo i sospetti si sono concentrati proprio sul marito e sui rapporti di coppia. Gli inquirenti hanno ascoltato due soldatesse addestrate dal marito della vittima e dalle indagini è emerso che l'uomo ha da due anni una relazione con una soldatessa e che aveva deciso di lasciare Melania proprio il giorno in cui la ragazza è stata uccisa.
Dopo aver scoperto queste notizie e aver ascoltato le parole dell'amante di Salvatore Parolisi, il quadro delle indagini sembra molto più chiaro: è stata allontanata l'ipotesi di un serial killer e invece si è fatta molto più pressante e convincente l'ipotesi che il marito sia coinvolto in prima persona nell'uccisione della moglie.
Ma ovviamente non ha potuto fare tutto da solo e quindi in queste ore si sta cercando di capire la verità su questo caso che sta tenendo l'Italia con il fiato sospeso.
A Mattino 5, Federica Panicucci ha invitato una psicologa per poter parlare sul caso di Melania Rea e in particolare si sono concentrati su alcune ipotesi che vedono il marito come possibile assassino. Si è cercato di capire cosa potrebbe essere scattato nella mente del marito.
La psicologa, sottolineando che le sue sono solo ipotesi, dice che alla base di un atto così violento e distruttivo c'è un tratto del carattere del marito: "l'origine narcisistica del modello relazionale perfetto, della famiglia perfetta" potrebbe aver fatto compiere un atto così avventato al marito. La psicologa continua dicendo che l'idea di essere lui stesso responsabile della rottura del legame familiare può averlo portato a commettere degli atti "folli" che in quel momento erano l'unico modo per cercare di riportare ordine nella sua mente.