Il capitale, Daverio monumentale
All'ora di pranzo d'ogni comune domenica una rivelazione irrompe in Tv, su Raitre. La colpa, o meglio il merito, è di Philippe Daverio, critico d'arte ma, più generalmente divulgatore di conoscenza propria, acquisita così come viene trasmessa, con la passione di chi non ne fa una questione enciclopedica, di chi ritiene il sapere strumento di osservazione della contemporaneità , non conoscenza fine a se stessa. E' stato ospite di Servizio Pubblico nella puntata sul sisma in Emilia. Il capitale, questo il nome del suo programma, passa inosservato per la collocazione, l'orario piuttosto assurdo cui viene relegato.
La puntata di quest'oggi, intitolata Alla ricerca della memoria, era dedicata alla battaglia di Solferino del 1859, durante la seconda guerra di indipendenza italiana. La digressione iniziale ha indirizzato l'attenzione proprio sul valore scarso attribuito alla memoria che il nostro paese è uso fare. Segno netto, per altro, di mancanza di scaltrezza, visto che la memoria assume, nel suo senso più spicciolo, un patrimonio in termini economici. La battaglia tra l'esercito franco – piemontese e quello austriaco a ridosso del quadrilatero fece, a suo tempo, tra morti immediati e feriti periti successivamente, circa quarantamila vittime. Daverio ci ha portato alla scoperta di ciò che è stato fatto per conservare, ricordare quei morti per le sorti di una patria.
Insieme a lui ed al suo ombrello abbiamo visitato il monumento a Napoleone, nascosto tra gli arbusti di parco Sempione, sul quale sono incisi i nomi di coloro che combatterono morendo. Daverio li ha letti, cercando di capirne generalmente le origini, scoprendo una varietà etnica fortissima e, dopo aver notato una notevole quantità di originari del Maghreb, pronunciando un magnifico "Quanti Mohammed morti per l'Italia!". Successivamente si è trasferito al museo del risorgimento di Solferino e San Martino, lì dove si può trovare la cappella dell'ossario, un luogo spettrale di conservazione di ossa e teschi dei caduti. E poi il racconto degli indumenti utilizzati in battaglia, l'analisi delle armi.
Tutto senza pesare sul telespettatore in alcun modo, l'impressione del programma di genere e settoriale non c'è mai, anche per il trasporto del personaggio Daverio, la cui presenza e il cui accento non mancano d'essere coinvolgenti per ogni tipo di spettatore: ammesso che qualcuno, a quell'ora, si trovi davanti alla televisione. In certi casi risulta piuttosto difficile non capire quale sia il valore della memoria.