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#hovintoio, Lucarelli e Raitre, quando il ricordo non è fine a se stesso

Dopo che La7 ha dato il via, domenica sera, al ricordo della strage di Capaci, Raitre prosegue sulla stessa strada, concependo una serata di informazione vera, fatta con sensibilità e tatto. Vedremo nei prossimi giorni se Raiuno sarà capace di sostenere questi livelli. Ce lo auguriamo.
A cura di Andrea Parrella
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Su Twitter, una strana coincidenza la dice lunga su ciò che sia accaduto ieri sera: #hovintoio, titolo del documentario diRaitre con una lunga intervista a Rosaria Schifani, accoglie senza volerlo gli sfottò generali sull'esibizione, capolavoro di reticenza, di Pierluigi Bersani dopo i risultati dei ballottaggi alle amministrative. Non ce ne voglia Bersani, che si consolerà con la sua "vittoria", ma è il caso di parlare della serata commemorativa che Raitre ha dedicato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e gli uomini della scorta che con loro morirono per le stragi.

Ebbene, c'è ben poco da obiettare, il tutto è stato commovente e studiato affinché potesse raggruppare pubblico misto, senza divenire settoriale. Non si è parlato solo dei due giudici, il presupposto per raccontare è nato da uomini e donne della scorta, morti con loro. Rosaria Schifani, in un documentario di un'ora (andato in onda senza pubblicità!), si mostra alle telecamere con una rabbia in corpo che pare naturalezza estrema, tanta da farla sembrare una giornalista di inchiesta. Ma invece no, è proprio rabbia. E' una donna siciliana che racconta senza imbarazzo di essersi posta la domanda su cosa fosse davvero la mafia solo a fronte della tragedia personale, quando aveva bisogno di capirlo. Il che non mette in luce una colpa, quanto la possibilità di far capire a noi spettatori come la cultura mafiosa si tramandi incondizionatamente, lì dove esiste, senza soluzione di discontinuità se non quella di evitarla. Accade oggi, ma ancora di più vent'anni fa, prima delle stragi (che però non si consolano di aver acceso questa luce).

Rosaria Schifani ci ha fatto capire come certi atteggiamenti non siano una scelta, che si assumessero, e si assumono ancora, per induzione. La sua svolta "antimafia" è un esempio: prima di essa non era una persona cattiva, ma semplicemente inconsapevole. La sua testimonianza è una spinta a non attendere una disgrazia personale per schierarsi contro. I racconti toccanti di Rosaria sarebbero bastati da soli al ricordo, ma Carlo Lucarelli ha aggiunto il suo tocco e l'ha fatto con estremo tatto, la solita precisione svizzera nei suoi racconti, il gusto che contraddistingue lui e la squadra nel fare qualsiasi cosa. E' partito dalla scorta di Borsellino per raccontare la strada verso la strage di via D'Amelio. Il racconto non si è banalmente limitato alla narrazione delle vicende, si è spinto invece a provare a capire il carattere e l'indole dei due giudici, Falcone brillante e intuitivo, Borsellino operoso e determinato come pochi.

Più di tutto è stato un racconto che si è spinto a cercare delle cause, individuare i motivi della 126 zeppa di esplosivo che uccise Borsellino e la sua scorta, a fare ipotesi sull'urgenza di questo atto. Si è parlato dell'accordo tra mafia e Stato senza enfatizzarlo, relegandolo giustamente alla sfera delle ipotesi giudiziarie, ma contemplando la pista alternativa secondo cui la mafia, in quegli anni, più che un ruolo di potere occulto alle spalle di quello ufficiale, si sia declinata come braccio armato di un potere occulto più alto che andasse oltre gli interessi dello stato. E' stata una serata bella, motivo di indignazione, nonostante i vent'anni passati.

La programmazione televisiva per il ventennale commemorativo è partita da La7, che domenica aveva mandato in onda il film Vi perdono ma inginocchiatevi, al quale Enrico Mentana aveva dedicato un'anteprima e uno speciale in seconda serata. Va detto che Raitre conferma la volontà generale di un ricordo non fine a se stesso. Un ricordo che vuole essere proficuo, un ricordo che si fa perché si ricorda veramente, senza il bisogno di un'agenda Rossa che ci ricordi di ricordarcelo. Attendiamo con ansia di poter vedere, questa sera, la fiction I 57 giorni, con Luca Zingaretti su Raiuno.  Coi tempi che corrono un po' di sano servizio pubblico sarebbe una boccata d'aria per l'ammiraglia Rai.

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