Gli Intoccabili di Gianluigi Nuzzi fuori da La7
Gianluigi Nuzzi, il conduttore de "Gli Intoccabili" su La7 e autore del libro-scandalo sul Vaticano "Sua Santità", scrive dalle pagine del suo profilo Facebook e Twitter che il suo programma non tornerà in onda a settembre, dunque niente inchieste nella prossima stagione televisiva. "Gli Intoccabili" non è previsto nei palinsesti: lo conferma sia "Lettera 43" che "Il Sole 24 Ore". Fatto fuori all'improvviso dalla piccola rete di Telecom Italia che prestò potrebbe cambiare proprietario: come ci ha confermato Massimo Valerio Manfredi, conduttore di "Impero", con un sonoro "La7 naviga in acque turbolenti e girano voci di possibili cessioni". La7 cerca acquirenti ma conferma Gad Lerner con il suo "L'Infedele" (topico il collegamento telefonico con Silvio Berlusconi che insulta il conduttore, ndr), uno dei programmi più irriverenti e pungenti dell'informazione italiana.
L'Espresso, Sat 2000 e Discovery Channel potrebbero essere interessati all'acquisto di La7 che nel frattempo è in trattativa con Michele Santoro per riportare il suo "Servizio Pubblico" nella tv generalista, abbandonando quindi l'idea della multipiattaforma, dal canale Cielo di Sky allo streaming sul web. Se Sat 2000 gestita da Dino Boffo, quindi dalla Cei, riuscisse ad accaparrarsi La7 non ci sarebbe più futuro per Nuzzi che era stato preso in prestito dalla piccola rete di Telecom Italia prelevato dalla sua scrivania del quotidiano "Libero". Un giornalista senza peli sulla lingua che era riuscito a riportare in tv il giornalismo d'inchiesta che, come sappiamo, richiede un lavoro certosino, una fiducia totale dell'editore e una totale copertura legale.
Il Vaticano non deve essere toccato, questo è il messaggio che esce fuori da questa turbolenta vicenda. Un libro scandalo sul Vaticano che svela notizie clamorose le quali hanno fatto perdere credibilità ed autorevolezza al Vaticano. Non tocca a noi giudicare se il maggiordomo abbia fatto bene o male a svelare quelle carte riservate, ne risponderà agli organi competenti, ma una domanda ci viene spontanea: perchè la Chiesa non ha ancora dato una risposta esaustiva, cercando poi di aprire un dialogo civile per rispondere alle notizie riportate da Nuzzi sul suo libro? Perchè invece ancora una volta, soprattutto i media tradizionali, hanno spostato tutta l'attenzione su un capro espiatorio? Questo è il destino di Paolino, padre di tre figli.
Gianluigi Nuzzi in un'intervista ai colleghi di Tiscali ha dichiarato che non teme per la sua vita, che il dovere di un giornalista è raccontare ciò che vede (e sa) e che non avrebbe mai potuto insabbiare quelle carte. Si tratta comunque di uno scoop internazionale che finalmente ha il coraggio di raccontare quello che avviene dietro quelle mura:
Non so se si tratta di incattivimento, di certo, aldilà delle responsabilità personali, c’è una persona, incensurata, cattolica, ombra per anni del Santo Padre da settimane in una cella di sicurezza con l’accusa di aver passato fotocopie ai giornalisti. Infatti, da una parte si dice che sia solo lui ad aver dato documenti ai giornalisti, facendo cadere le ipotesi di complotti, reti e chissà cos’altro, dall’altro lo si priva ancora della più importante libertà. Nello specifico, poi, non posso dire nulla sulle mie fonti, in Vaticano e negli altri Paesi, che mi hanno aiutato nel libro che offre a tutti la possibilità di conoscere le criticità affrontate da Ratzinger, della Chiesa, del Vaticano e i rapporti, le influenze profonde con gli altri Stati, a iniziare dall’Italia […] Quanto all'ipotesi di processo: se vorranno chiamarmi a giudizio pubblico sono ben contento di poter avere l’occasione per affrontare tutti i temi e i misteri finora emersi dai miei libri. A questo proposito è bene scrivere a caratteri maiuscoli che in essi non c’è nulla contro il Papa o la fede o la Chiesa. C’è cronaca documentata di incrostazioni e interessi dei mercanti che ancora stanno nel Tempio.
Noi respingiamo chi etichetta come "criminoso" questo modo di fare giornalismo solo per paura che tutta la verità salti fuori. L'informazione in Italia non potrà mai decollare fino a quando non si riuscirà a capire che i giornalisti hanno il dovere di essere cani da guardia del potere (di qualsiasi colore e di qualsiasi stato). Se siamo davvero un paese democratico – e qui consentitemi di avere qualche dubbio – non è tollerabile che venga attaccata la dignità, l'autonomia ma soprattutto la libertà d'espressione di chi fa informazione seria e non politicizzata. La musica sta cambiando e gli Italiani hanno finalmente preso le distanze da un giornalismo che sostituisce fischi con applausi e che vive di comunicati stampa istituzionali. Diciamolo francamente, di una stampa di regime.