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Gianni Minà: “La Rai sembra ignorare perfino la mia esistenza”

Il giornalista torinese, dall’8 giugno 2019 cittadino onorario di Napoli, nel giorno della sua celebrazione non risparmia una stilettata alla principale azienda culturale del Paese, nei cui archivi sono conservati pezzi di storia della televisione firmati proprio da Minà. Che pure, dopo i successi degli anni Ottanta, ha faticato a trovare una collocazione in Rai.
A cura di Andrea Parrella
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Gianni Minà è un patrimonio assoluto del giornalismo e della televisione italiana. Intrepido narratore, le sue interviste e soprattutto le sue amicizie con grandi personaggi dello sport, della cultura e della politica  hanno lasciato il segno sulla storia recente. Il giornalista, 81 anni, è stato omaggiato della cittadinanza onoraria della città di Napoli sabato 8 giugno. Presenti, oltre al sindaco Luigi De Magistris e all'assessore alla cultura Nino Daniele, amici e colleghi di Minà, tra i quali Lina Sastri, Vincenzo Siniscalchi e Beppe Vessicchio. Una lunga cerimonia nel corso della quale tutti hanno speso parole di riconoscenza e stima nei confronti di un Minà emozionato, che ha definito Napoli come "la fabbrica di tutto ciò che ho sempre amato nel mio lavoro di giornalista. Io ho 60 anni di mestiere e ho visto e sentito passare tante cose, devo dire che ho nostalgia di quando la mattina mi alzavo, prendevo la cornetta del telefono e raccontavo qualcosa che Massimo Troisi avrebbe poi banalizzato per far ridere la gente".

Andando ben oltre Napoli, Minà ha raccontato aneddoti che confermano una carriera straordinaria quanto anomala, segnata da spirito di avventura e dalla volontà di raccontare tutte le persone attraverso l'umanità e la sensibilità che le contraddistinguono. Eppure la carriera di Gianni Minà in Rai, nei cui archivi sono conservati pezzi da antologia della televisione (una su tutte l'intervista a Massimo Troisi, Roberto Benigni e Lello Arena), ha subito una battuta d'arresto tempo fa, visto che il suo ultimo lavoro sulle reti del servizio pubblico risale al 2003 con il documentario "In viaggio con Che Guevara".

E Minà, durante il suo discorso di ringraziamento, non ha risparmiato la Rai di una frecciata per niente indiretta:

Nel fare questo mestiere ho sempre rispettato tutti, allo stesso tempo non risparmiando nessuno. Non l'ho mai dimenticato, anche quando la Rai, come adesso, sembrava ignorare perfino che io esistessi

Sempre parlando di "Blitz", il giornalista torinese ha quindi rievocato alcuni grandi nomi passati in quel programma post-prandiale della domenica: "Eduardo De Filippo per una sola volta ha accettato di farsi intervistare, in collegamento da casa sua […] Dovevo superare un momento difficile dimostrando che potevo andare avanti. Ed è chiaro che cose del genere puoi farle solo con chi è ai vertici del suo mestiere. Ti devi collegare con la casa di Eduardo De Filippo e parlare con lui e per chi ha conosciuto Eduardo De Filippo sa che non è una cosa semplicissima". 

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