Gianfranco Gallo de Il Clan dei Camorristi: “Le critiche? Tutte cazzate”
Abbiamo parlato al telefono con Gianfranco Gallo, uno dei protagonisti della fiction Il Clan dei Camorristi. Qualche giorno fa, dopo che più di quattro milioni di italiani hanno assistito alla prima puntata della fiction, il candidato al senato per Grande Sud, Salvatore Ronghi, apostrofò l'operazione come deleteria per Napoli e la Campania. L'attore ha risposto senza mezzi termini, respingendo critiche di questo tipo, strumentali e finalizzate a puri fini elettorali ("quanti voti possono spostare? Non spostano nulla" conclude Gallo). L'invito rivolto a Ronghi può apparire superficiale, ma in effetti si difende bene dal divenirlo.
Se la fiction me la contesti da un punto di vista estetico va bene, ma se fai un discorso sociale, tu politico sei fuori luogo. Il politico, oggi, è l'ultima persona che può parlare di Napoli.
Il caso Gomorra – Non si è potuto evitare di parlare del caso Gomorra e il no del comune di Napoli a girare a Scampia la fiction. Gianfranco Gallo sostiene che avrebbero impiegato ben poco i produttori a decidere di ricostruirsi il quartiere a Cinecittà e ce l'ha con l'amministrazione cittadina del sindaco De Magistris, definendola assolutamente in continuità con quella di uno dei suoi predecessori, Antonio Bassolino. Ovvero fatta principalmente di grandi eventi a fungere da specchietti per le allodole. Ci parla della situazione culturale a Napoli, dove una cerchia ristretta di persone deciderebbe le sorti di qualsiasi evento. E quella cerchia sarebbe composta dagli stessi di sempre:
So che quelli che comandavano con Bassolino comandano oggi: cioè il fratello del sindaco. Il fratello di De Magistris, che prima organizzava per Bassolino, oggi organizza per De Magistris.
A Un posto al sole i napoletani non ci sono più – Ritiene superfluo parlare di argomenti di questo tipo quando Napoli è una città dimenticata dallo stato ed invita i politici che davvero vogliono fare qualcosa, a cercare di capire come mai le maestranze e gli attori napoletani siano assolutamente estromessi dai prodotti nazionali che non riguardino tematiche come la fiction di cui si parla (così come aveva detto ai nostri microfoni la scorsa settimana). Infine si interroga anche sul perché un prodotto come Un Posto al Sole, una delle fiction più seguite della tv italiana, abbia di napoletano ancora ben poco oltre all'ambientazione.
Ronghi e gli altri, invece di preoccuparsi della fiction di Canale5, perché non si preoccupano che a Un Posto al Sole sono anni che riducono gli attori napoletani e che arrivano i "pacchi" da Milano apparentati con la Lega?