Franca Valeri: “Non ho provato alcuna pietà per la morte di Mussolini, avevo sofferto troppo”
Una vita ricca di esperienze, di dolore ma anche di gioia. Franca Valeri lo racconta in un'intervista al Corriere della Sera in cui parte dalla sua infanzia, dai primi ricordi, quello dei nonni che le fanno regali che non ama (dolci e bambole) passando per la guerra e arrivando alla pandemia e all'idea della morte. Franca Valeri è uno dei tesori della televisione e del Cinema italiano, e tra poche settimane potrà spegnere 100 candeline: il 31 luglio, infatti, potrà festeggiare e intanto racconta la sua vita incredibile, fatta di successi, incontri, amicizie, tv, teatro, Cinema e anche di fughe e pericoli scampati, soprattutto in tempi di guerra.
Mussolini a Piazzale Loreto
Nell'intervista Franca Valeri non nasconde la soddisfazione che le diede vedere in Piazzale Loreto i corpi senza vita di Benito Mussolini e Clara Petacci, perché, spiega, lei solo sa quello che ha vissuto in quegli anni. Volle andare in piazza a controllare di persona se fosse vero che il Duce fosse realmente morto: "Mia mamma era disperata a sapermi in giro da sola. In quei giorni a Milano si sparava ancora per strada. Ma io volevo vedere se il Duce era davvero morto. E vuol sapere se ho provato pietà? No. Nessuna pietà. Ora è comodo giudicare a distanza. Bisogna averle vissute, le cose. E noi avevamo sofferto troppo".
Gli incontri della vita
Fu in quel momento che cominciò la sua "giovinezza tardiva", come l'ha definita lei stessa. Poco prima era sfuggita a un rastrellamento avvenuto in una casa di via Mozart, dove aveva vissuto per un periodo e dove aveva lasciato i gatti. Un giorno stava tornando da lor quando vide il cancello aperto, si insospettì e attese e dopo poco video i tedeschi scendere con alcuni sfollati. Di quel periodo ricorda anche la gioia di rivedere il padre e il fratello tornati dalla guerra: " il citofono che suona, il trambusto sulle scale, la corsa gli uni incontro agli altri, le due donne che scendono, i due uomini che salgono, il volto del fratello Giulio, poi quello del padre" scrive Aldo Cazzullo, che si fa raccontare anche gli incontri e le amicizie, quelle con Strelher, ma anche con Alberto Sordi, con due personalità difficili come Eduardo De Filippo e Totò ("I cani. Parlavamo di cani"), la sua amicizia con Vittorio De Sica, gli incontri con Edith Piaf e l'amicizia con Maria Callas ("L’ho incontrata a Ischia. Era ancora sposata con Meneghini, prima dell’incontro con Onassis (…). Stava studiando Anna Bolena che doveva portare alla Scala, era molto preoccupata di non sfigurare). Oggi si prepara al compleanno ma guarda anche alla fine, talvolta con paura e altre con curiosità perché, dice, "voglio proprio vedere cosa c’è dall’altra parte".