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Franca Leosini sulla legittima difesa: “Sparare ai ladri in casa è un diritto”

Franca Leosini si è raccontata su ‘LiberoQuotidiano.it’. La giornalista ha ripercorso 24 anni del programma ‘Storie maledette’, ha parlato del suo lessico ricercato e della sua attenzione per le “emozioni umane” dei detenuti. Infine, la Leosini ha detto la sua riguardo alla legge sulla legittima difesa.
A cura di Daniela Seclì
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Franca Leosini si è raccontata in un'intervista rilasciata a LiberoQuotidiano.it. La giornalista ha parlato del suo programma ‘Storie Maledette', dei casi che le sono rimasti più impressi e del lessico ricercato che è ormai diventato un suo tratto distintivo. La Leosini, poi, ha detto la sua riguardo alla legge sulla legittima difesa.

Franca Leosini sulla legittima difesa

La legge sulla legittima difesa sta creando grande dibattito e sta dividendo sia il mondo politico che l'opinione pubblica. C'è chi sostiene sia giusto armarsi e difendersi in caso di violazione del domicilio e chi, al contrario, ritiene che ciò potrebbe trasformare l'Italia in un Far West. Franca Leosini ha detto la sua in proposito:

"Questione controversa. Premetto che avere armi da fuoco in casa è sempre pericoloso (anche se gli omicidi avvengono con le forbici, o i coltelli). Ma credo che chi si ritrovi un ladro in casa e spari, abbia il diritto di farlo, specie se in pericolo di vita. E l'idea che chi ha sparato per difendersi possa essere processato per omicidio, mi terrorizza. Certo, se il ladro scappa e gli spari alle spalle cambia tutto. Ma in genere mi inquieta la discrezionalità del giudice".

‘Storie maledette' e le emozioni dei detenuti

Sin dal lontano 1994, Franca Leosini conduce ‘Storie maledette'. Il programma è stato ideato da lei e a distanza di 24 anni continua a curarne personalmente ogni testo. La preparazione di una puntata implica almeno dieci ore di lavoro al giorno. Nonostante possa contare su una redazione che la affianca, non ama delegare. Nel corso dell'intervista ha spiegato che ciò che intende raccontare sono "le emozioni umane" e non i dettagli dell'indagine:

"A me l'intelligenza dell'indagine interessa fino a un certo punto. Io voglio capire le emozioni umane: perché una persona normale come me e te, ad un tratto, si rende colpevole di delitti efferati, di orrori che mai avrebbe pensato di commettere. Studio i casi come un chirurgo davanti al tavolo operatorio. E non studio mai i killer professionisti".

Negli anni, alcuni casi le sono rimasti particolarmente impressi come quello di Stefania Albertani "la Rom che arse viva la sorella. Al mio incontro con lei, dietro lo specchio, assistevano lo psicologo e lo psichiatra e si stupirono di come, dal mutismo cominciò a raccontare i dettagli dell'omicidio, da quando la drogò per poterla bruciare". Oppure, la storia di Mary Patrizio: "Mi raccontò di come affogò il bimbo piccolo, a telecamere spente, piansi come un vitello, mi consolò la madre assassina".

Il lessico di Franca Leosini

Dagli "Ardori lombari" a "Ivano, bello che Brad Pitt al confronto era un bipede sgualcito" alcune delle frasi pronunciate da Franca Leosini nei suoi faccia a faccia con i detenuti, sono ormai diventate un cult. La giornalista ha spiegato di tenere particolarmente al lessico:

"Io le parole non le uso, le posseggo. Sono state fatte anche tesi di laurea sul mio lessico. Una ce l'ho qui sulla scrivania: ‘Franca Leosini, linguaggio e stile'. E poi, come napoletana, sono visionaria. Quando penso al ragazzo di Sabrina Misseri, Ivano, che fa sesso, io vedo proprio il sedere che fa tuc tuc, e la parola evocata è ‘ardori lombari'. Per spiegare il lieve sfaldamento epiteliare – scusa la brutalità – nella vagina di Meredith Kercher ho usato ‘dito birichino' riferito a Guede, che è diventato virale. Il bello è che i ‘leosiners', i miei fan, sono tutti giovani. Non me lo spiego, non sono Belen".

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