Fiorello tradisce la sua compagnia telefonica, VivaRaiPlay rompe il tabù della pubblicità
La prima puntata vera di VivaRaiPlay è andata. Il 13 novembre 2019 verrà ricordato come la data del primo varietà trasmesso in esclusiva su RaiPlay, la piattaforma streaming della Rai. Un varietà che porta il nome di Fiorello, volto assoluto di questa rivoluzione del servizio pubblico.
Il primo atto di VivaRaiPlay ha alternato momenti di show tradizionale a strappi in cui il conduttore ha destrutturato la consuetudine, portando per mano gli spettatori nel nuovo mondo della televisione on demand, quella che puoi vedere quando vuoi e come vuoi. E naturalmente il primo aspetto anomalo è la pubblicità, anima della televisione da quando le reti commerciali hanno invaso le nostre vite. Gli spot pubblicitari sono intervalli tra un programma e l'altro, o sono questi ultimi a interrompere un flusso continuo di pubblicità?
Fiorello e la prima pubblicità su RaiPlay
Fiorello non la fa così filosofica, ma gioca sull'ambiguità della piattaforma streaming, sul divieto di pronunciare i nomi di alcuni marchi ("Tablet, non Ipad", dice ammonendo Nicola Savino). A sorpresa c'è anche il lancio di una pausa pubblicitaria, come fossimo davvero in televisione, anticipata da un discorso sulla possibilità di skipparla, ovvero saltarla, evitarla proprio come si fa su Youtube.
La telefonata con imprevisto a Cremonini
A fine programma Fiorello infrange anche il suo di contratto pubblicitario, quello con la nota compagnia telefonica di cui è testimonial da anni. Accade a causa di un imprevisto, quando a puntata conclusa lo showman resta sul palco "perché dopo di noi non c'è niente, prima di noi non c'era niente". Prova a chiamare Cesare Cremonini, ma a microfono aperto il telefono non raggiungibile del cantante fa partire il messaggio automatico dell'azienda telefonica concorrente all'azienda di cui Fiorello è testimonial, con conseguente disperazione dello showman e ilarità nel pubblico.
La vera rivoluzione di RaiPlay
La prima puntata di VivaRaiPlay ci dice dunque che uno dei primi aspetti da chiarire per comprendere la portata di questa nuova era della Rai è in che modo verrà ripensata la pubblicità su una piattaforma OTT atipica come RaiPlay. Atipica in quanto non a pagamento, svincolata dal canone e quindi vincolata alla pubblicità, che nonostante si stia parlando di servizio pubblico resta una risorsa energetica essenziale per garantire l'ampliamento e la prosecuzione del progetto RaiPlay.