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Fiorello snobba la tv: “Possibile che non ne faccia mai più”

Lo showman siciliano si racconta in una lunga intervista a Vanity Fair, giudicando la tv il meno come il veritiero dei mezzi di comunicazione. E dice anche la sua sugli scandali per molestie: “Solidale con le vittime, ma ci sono anche ragazze che tendono vere e proprie imboscate”.
A cura di A. P.
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Fiorello torna in tv oppure no? Prima serata o seconda serata? In Rai o altrove? Senza cercare su Google, è probabile che siano queste le domande più cercate in relazione a Fiorello, se si circoscrive la questione alla tv. Lo showman è l'eterno atteso della tv italiana e da anni, oramai, dopo Il più grande spettacolo dopo il weekend, si diverte a trollare giornalisti e pubblico facendo continui andirivieni rispetto alla possibilità di tornare in televisione.

L'ultima è di qualche settimana fa, quando confermò di desiderare una seconda serata per cambiare la Rai. Ma una seconda serata "vera", come quelle di una volta, che insomma stravolgesse gli orari televisivi attuali. Ora tutto sembra scemato e in un'intervista a Vanity Fair lui ribadisce qualcosa sul suo futuro televisivo, ammettendo di preferire nettamente altri mezzi, avendo creato la prima radio su Facebook d'Italia:

È possibile che non la faccia mai più, sì. Per me l’importante è fare spettacolo. Con una o con tremila persone, è uguale. Accadrà finché vivrò perché sono riuscito a smettere di fumare, ma non riesco a smettere di pensare al mio mestiere. La Tv è un’altra cosa. È il meno veritiero dei mezzi con cui mi esprimo. Il più irreggimentato. È vero che sono pigro, che mi piace stare a casa con le mie figlie e con Susanna, che il mio divano è la mia Arca e che quando faccio qualcosa di importante, per un effetto psicosomatico, vorrei regolarmente ammalarmi. Ma è vero anche che per adesso non ne ho più voglia. Non ho più voglia di stupire, mi sono stufato dell’ansia da prestazione, delle riunioni infinite, della liturgia.

Fiorello e gli scandali di molestie sessuali

Mai banale, anche sugli argomenti più battuti dall'opinione pubblica, il comico viene interrogato anche in merito alla questione Weinstein e gli scandali sessuali: "Sono solidale con le ragazze che l’hanno detto subito e anche con quelle che hanno reso pubbliche le molestie dopo venti o trent’anni, il ritardo non conta. Però oltre a quello di chi usa il proprio potere per ottenere del sesso, c’è un altro aspetto che non ho mai letto su nessun giornale. Sa qual è? Che non solo esistono le consenzienti che non si fanno né vedere né sentire, ma neanche uno straccio di produttore che abbia detto “Ci sono ragazze che tendono vere e proprie imboscate” e che una volta saputo che in un certo luogo ci sarà quel produttore vanno da lui e dicono “vengo a letto con te se mi dai la parte”. Ci sono quelle che hanno fatto carriera così e ci sono, come in Bellissima di Visconti, le madri che ai produttori hanno portato direttamente in dote le loro figlie. Tutte sante? Non credo." Poi Fiorello precisa:

Non vorrei essere tacciato di misoginia. Bisogna dire che ci sono i porci e però, per essere giusti, equi e realisti, è necessario dire che ci sono anche quelle che si sono concesse per scelta. Se aspettiamo un po’, le donne che diranno “l’ho fatto con gioia” arriveranno. Ne sono sicuro".

Gli inizi nei villaggi, anni '70

Spazio al passato e agli anni degli inizi, quando iniziò la sua carriera nei villaggi turistici per pura casualità: "A metà degli anni ‘70, gli amici parlavano del villaggio con toni mitologici. “Non è un albergo, ci sono le capanne, non c’è il direttore, ma ‘u capovillaggio e la sera ballano tutti nudi, scalzi, con i parei, le tette di fuori, la marijuana libera. Hai presente Vuudstocche?”. L'assunzione alla fine arrivò:

Dopo aver venduto le verdure in mezzo alla via, aver fatto il muratore, il meccanico e anche il telefonista in una ditta di pompe funebri, il villaggio era un bel salto. Quelli che mi vogliono denigrare dicono “viene dai villaggi”. Ma io so che se non ci fosse stato il prima, non ci sarebbe stato neanche il dopo. Il villaggio è stata la mia scuola.

La morte del padre, mentre era a Sanremo

Fra poco compirà 58 anni, l'età che aveva suo padre quando, nel 1990, mentre lui era al Festival di Sanremo, morì: "Verso le 11 di sera telefonai a casa per salutare i miei genitori. Avevo la mania di avvisarli, di fargli sapere sempre dove fossi. Alla fine trovai un parente. “Rosà- mi disse- tuo padre si è sentito male”. “È morto, vero?” risposi. Ballava con mia madre, disse “ho dimenticato le sigarette, vado a prenderle”, lo trovarono nel parcheggio, vicino alla macchina, alla festa di Carnevale. Il dolore fu grande:

Fu una botta spaventosa. Raggiunsi il villaggio Valtur di Pila, in Val D’Aosta, per parlare con mio fratello. Aprì la porta della sua stanza alle 6 del mattino: “Da adesso dobbiamo fare da soli, Beppe. Papà non c’è più”

La paura di invecchiare

Non sembra avere paura di invecchiare, Fiorello, anzi è un desiderio che non riesce a rendere realtà. E non ha nemmeno timore di ipotizzare l'ipotesi di smettere: "Un tempo le persone mi chiedevano gli autografi e dicevano: “È per me”. Poi siamo passati alle madri, alle zie e alle nonne. Quando arriveremo alle bisnonne capirò che è finita». Avevo detto che mi sarei ritirato a 60 anni, ma ci riuscirò? Non vorrei fare come i Pooh che sono stati recentemente premiati per il seicentesimo addio annunciato in carriera".

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