Ferrara inizia con i video del terremoto in Giappone il suo Qui Radio Londra
Primo appuntamento per Giuliano Ferrara e il suo Qui Radio Londra appuntamento post Tg1 che servirà da approfondimento informativo.
Ferrara darà voce alla destra in tv ma dalla prima puntata si occupa di un tema molto sentito qui in Italia, cioè quello del nucleare.
Per parlare della possibile costruzione in Italia di centrali nucleari, Ferrara inizia con il mostrare un video che riguarda il terremoto e lo tsunami che ha colpito il Giappone l'11 marzo ed è di queste ora la notizia di nuove esplosioni nelle centrali nucleari della cittadina di Fukushima. Il Giappone, e il mondo, hanno paura non solo per i danni creati dal terremoto ma da quelli che potrebbe creare l'esplosione nucleare delle centrali atomiche presenti sul paese e danneggiate da questi terribili eventi della natura.
Ferrara dice di avere paura: "Buonasera, io ho paura. Mi vergogno un po’ di dirlo. Non dovrei dirlo. Ma ho paura. Tutti hanno paura. Ma non tutti hanno paura nello stesso modo".
Il giornalista fa un confronto della compostezza dei giapponesi anche nella paura: "Fanno anche loro le cose che facciamo noi: il Giappone è la terza economia del mondo, fabbricano i figli, li selezionano, vogliono decidere della nascita e della morte in base a quello che dice loro la tecnologia, la tecnoscienza. Ma nonostante questo, nel momento più drammatico, nel momento più tragico, riescono a riafferrare da qualche parte un senso della realtà così diverso dal nostro".
In Italia si parla tanto di nucleare e a maggio i cittadini della Sardegna devono decidere se far costruire sul proprio suolo impianti nucleari. Ma ci sono sempre due fazioni opposte, due modi diversi di vedere le cose e a tal proposito Ferrara dice: "Il paese di Hiroshima, e adesso anche di Fukushima, ci dà una grandissima lezione, una lezione di filosofia della vita, la cosa più importante che ci sia. E noi dobbiamo controllare la nostra paura senza negarla. E’ inutile stare a dire “non è successo niente, andiamo avanti come nulla fosse”. Senza negarla, ma mettendola al guinzaglio, come una bestia che vuole mordere, e che morde soprattutto noi. Se vinceranno la loro battaglia nella centrale di Fukushima potremo dire che anche nella più grande devastazione, quella fonte indispensabile di energia per i prossimi anni è relativamente al sicuro. Ma se non la vinceranno, dovremo pensarci molto bene. Come dicono gli inglesi: “Better safe than sorry”. Meglio pensarci adesso, fare attenzione adesso che compiangersi domani".
Il giornalista chiude in questo modo, con un invito a riflettere, il suo primo appuntamento con Qui Radio Londra.