Ci voleva Felicissima Sera di Pio e Amedeo per sdoganare i neomelodici – quelli veri, quelli terra-terra che fanno sollevare i ditini. Il momento "Emigratis", il blocco dello spettacolo che ha riproposto i personaggi con cui il duo foggiano ha definitivamente conquistato un posto al sole, ha fatto salire sul palco Angelo Famao, Daniele De Martino, Francesco D'Aleo e Nico Desideri per un medley dei loro successi. "E chi sono?" chiede la Contessa Pia Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare. La risposta è su Youtube: più di cento milioni di visualizzazioni in quattro ma il pubblico della tv generalista non li ha mai visti, se non in qualche inchiesta (vedi Niko Pandetta, che ieri sera però non c'era). Nella stessa serata poi c'è stato Francesco De Gregori per cantare "Vita l'Italia". E l'Italia è anche questa, quella che sembra vivere in un altro mondo, scandita da una musica e da una serie di elementi e valori culturali (sic) opposti.
"Questa è la televisione che nessuno vi vuole dare" gridano sospinti da un moto di orgoglio i padroni di casa. Non è questa la sede per giudicare cosa sia giusto e cosa sia sbagliato – o che cosa aspettarsi – da un programma questo, ma quello che appare chiaro è che Felicissima Sera è materia incandescente, soprattutto in giornate piene di discussioni sul politicamente corretto e sulla satira, da Striscia la notizia al cat calling su cui Pio e Amedeo, i primi ad ammetterlo, hanno fatto carriera.
Per non farsi mancare proprio nulla, il duo ha messo in mezzo anche Tommaso Paradiso trasformandolo in un cantante da matrimonio, citando il Caparezza di Checco Zalone. L'ex frontman dei Thegiornalisti ha cantato un brano storico di Edoardo Vianello, I Watussi che contiene la N-word (gli altissimi negri) e che probabilmente oggi nessuno s'azzarderebbe a scrivere, comporre e poi eventualmente produrre e pubblicare. Il risultato di questo frullato fa sorridere la raccolta pubblicitaria: 4 milioni di spettatori netti. Ma i numeri restano numeri e i contenuti restano contenuti. Pio e Amedeo si prendono la responsabilità di essere nulla di più e nulla di meno che quello che sono: lo spettacolino di cabaret che trovi al matrimonio di tuo cugino o di tua sorella. Se non addirittura al tuo. Funziona, no?