Il ritorno di Federico Buffa: “Racconto una storia che l’Italia ha dimenticato”
È abitudine di Federico Buffa riemergere ogni tanto dal silenzio mditabondo, in punta di piedi, abbandonando temporaneamente quella condizione di viaggiatore in incognito in cerca di storie. Stavolta lo fa per raccontare un'altra storia di sport nascosta nelle pieghe del tempo, nello specifico sono le pieghe spesse e ingombranti lasciate dalla Seconda guerra mondiale con "I diavoli di Zonderwater", le imprese dei soldati italiani nei campi di prigionia in Sudafrica, disponibile da martedì 4 maggio, alle 19 su Sky Sport Uno (alle 20 su Sky Sport Football e alle 00.30 su Sky Sport Uno) e in streaming su NOW, poi anche su Sky Arte, mercoledì 5 maggio alle 20.10.
Con i Diavoli ti immergi in una storia schiacciata dagli sconvolgimenti della guerra, durante il quale pare non accadesse null'altro. E invece di storie ce n'erano.
Quello che io penso ogni volta che sento le storie successive al 1945 è la difficoltà di tutti questi italiani prigionieri all'estero, o costretti a tornare in Italia, di essere accettati di nuovo dalla società, come venissero da un altro. Come se questa parte della storia dovesse essere per forza marginalizzata, cancellata, senza un prima e senza un dopo. Le storie dei prigionieri di guerra italiani all'estero non ha mai avuto grande appeal, ma quando certe vicende emergono, molti tra noi contemporanei iniziano a pensare di conoscere qualcuno che ha a che fare con queste storie.
È il tuo caso?
Mio nonno è uno di questi, catturato in Nord Africa, che è stato prigioniero in India ed è tornato in Italia solo alla fine della guerra. Quando mi raccontava le storie del campo di prigionia da bambino ero lì a bocca aperta, altro che Buffa racconta. Per me la vita è questo: collegamento tra memorie, storie che si tramandano.
Perché di certe cose non si parla mai in Italia?
Pensiamo a come la storia di Zonderwater è emersa. A Carlo Annese, autore libro da cui è tratta, la vicenda di Zonderwater cade letteralmente addosso. Si trovava in Sudafrica in viaggio di nozze, alla ricerca di libri che parlassero del calcio locale prima dei mondiali del 2010. Il libraio gli dice "qui a pallone ci giocano solo i neri, che non sanno leggere – forse fu anche meno gentile di così – ma a scuola studiamo il fatto che dei calciatori italiani, al tempo della guerra, hanno giocato in Sudafrica. Cerchi Zonderwater". Lo va a cercare e si accorge della potenza della storia, che non è solo sportiva. Incredibile che certe cose non vengano ricordate, in questo paese c'è una damnatio memoriae inspiegabile.
Anche oggi, come durante la guerra, la pandemia oscura la rilevanza di qualsiasi altro evento.
Sì, eventi epocali di questo tipo schiacciano certe storie, ma alcune sopravvivono perché fortissime, basta solo andarle a cercare nella periferia del tempo.
Sei passato dal racconto di grandi eventi e campioni eccezionali, a storie in cui lo sport fa da cornice. È sempre compatibile con quello che ti chiede il tuo editore?
Come spesso succede non esiste una reale amnistia per le storie non generaliste. Anche la svolta della Tv per la quale lavoro è molto generalista e quindi le storie non mainstream fanno fatica. Questo di Zonderwater è un caso a se stante, inserito in un accordo più ampio con Sky, però secondo me sono queste le storie più interessanti.
Sky nei prossimi anni non avrà una grossa fetta di contenuti del calcio, quindi questo grande materiale d'archivio che tu e altri tuoi colleghi come Marani e Porrà avete creato tornerà utile?
Sicuramente sì, anche se su molti ci saranno problemi di diritti. Ad esempio "Storie Mondiali" ha diritti a tempo che non ti permettono di mandarle in onda sempre. Stesso discorso per quelle di Champions, oggi i diritti ci sono ma non è certo che ci saranno.
Finale d'obbligo sul calcio: da milanista come vivi lo scudetto dell'Inter?
Forse 15 anni fa il mio trasporto in questa intervista sarebbe stato certamente segnato più di quanto non lo sia oggi. Quello che trovo veramente splendido di questa storia è un lato che non viene sottolineato abbastanza: questi qui hanno vinto uno scudetto senza essere pagati, senza prendere un euro. Una storia del genere è impensabile, hanno fatto gruppo perché non prendevano i soldi. La trovo una cosa eccezionale e atipica.