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Fabrizio Bracconeri: “Ho proposto a Mediaset di rifare I Ragazzi della terza C, hanno detto di no”

L’attore rivela di aver proposto un progetto per riproporre il telefilm 30 anni dopo. Poi ritorna sul suo addio a Forum con Rita Dalla Chiesa: “Dopo quindici anni eravamo alla frutta. C’era forse bisogno di staccare un attimo per riprenderci, ricaricare le pile e ritrovare stimoli nuovi”.
A cura di Andrea Parrella
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Fabrizio Bracconeri è uno di quei personaggi simbolo della tv anni Ottanta/Novanta. Lo ricordiamo nei panni di Bruno Sacchi prima, ne I Ragazzi della Terza C, ma anche in quello di Carletto in College. Prodotti molto simili, cui il pubblico è rimasto molto affezionato. A saperlo, per primo, è proprio lui, che in un'intervista rilasciata a TvBlog ha ammesso di aver proposto a Mediaset un prosieguo de I Ragazzi della Terza C. La cosa, però, si è chiusa con un nulla di fatto:

Quelle serie televisive le ricordo con tanto affetto. Ho solo ricordi positivi, quelli negativi non esistono. Tant’è vero che lo scorso anno ho presentato a Mediaset un progetto per rifare la Terza C – Trent’anni dopo. Inizialmente sembrava esserci interesse, poi per non so quale motivo si è pensato di soprassedere. Forse perché le fiction di Mediaset non vanno troppo bene e non hanno voluto rischiare.

L'attore, che oggi vive a Trapani per assistere suo figlio con problemi di salute, racconta di essere uscito dal giro del mondo dello spettacolo negli ultimi anni, dopo l'uscita da Forum. Programma dal quale ha ammesso di non essere stato mai cacciato, ma che non fa fatica a ritenere oggi molto meno appassionato di quanto non lo fosse ai tempi della conduzione di Rita Dalla Chiesa, rispetto ad una Palombelli fredda e distaccata di oggi. Eppure ha sempre affermato di non essere mai stato cacciato, confermando oggi di aver trovato il cambio di cast utile alla prosecuzione del programma:

Ho fatto quel programma per quindici anni con Rita e Marco, due persone adorabili. Un po’ manca il rapporto quotidiano con loro ed il pubblico. E’ pur vero che dopo quindici anni eravamo alla frutta. C’era forse bisogno di staccare un attimo per riprenderci, ricaricare le pile e ritrovare stimoli nuovi.

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