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Fabio Fazio: “Attacco violento contro di me, contento di essere rimasto in Rai”

Il conduttore risponde alle polemiche sul suo contratto da 11,2 milioni di euro. Il direttore generale Orfeo chiarisce: “Altre emittenti avevano offerto a Fazio contratti molto più vantaggiosi”.
A cura di Andrea Parrella
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Il passaggio di Fabio Fazio da Rai3 a Rai1 ed il rinnovo di contratto in extremis hanno generato, come noto, un mare di polemiche. Contratto da 11, 2 milioni di euro in 4 anni sul quale una determinata parte politica ha soffiato, gridando  allo scandalo per le cifre (il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Roberto Fico, del Movimento 5 Stelle, lo ha definito il classico comunista col portafogli a destra).

La presentazione dei palinsesti Rai per l'autunno 2017 è stata l'occasione per fare chiarezza sul contratto del conduttore di Che tempo che fa. A chiarire la questione è stato Mario Orfeo, neo direttore generale, che ha ribadito quanto già detto dalla Presidente Monica Maggioni nelle scorse ore: “Il contratto di Fazio è vantaggioso per Rai, perché ci consente di tenere lui ed altri. Le cifre portano un vantaggio all'azienda in termini di valore e qualità del prodotto, oltre che di benefici economici. Fazio guadagna come l’anno scorso, producendo più ore di programma. Le polemiche sono strumentali".

Contestata con particolare fervore è l'urgenza con la quale, il 22 giugno, l'azienda ha accelerato le operazioni di rinnovo a causa dell'incombere di un accordo preso da Fazio con un'altra azienda, che sarebbe scattato proprio a mezzanotte del 23. Maurizio Gasparri, in particolare, ha messo in dubbio l'esistenza dell'accorto con l'azienda concorrente. E Orfeo ha precisato:

Per quel che riguarda l’impegno eventuale con un’altra azienda televisiva, corrisponde a verità e non c’era soltanto una concorrente ad essere interessata. Altre emittenti hanno offerto a Fazio contratti molto più vantaggiosi della Rai

Chiamato sul palco a commentare, Fazio ha espresso amarezza: “Mi spiace che un passaggio così importante per me, a Rai1, debba essere segnato da un discorso non sulle cose che si dovrebbero fare, ma su polemiche che, con inusuale violenza, mi sono state tirate addosso in questi giorni. Quando si invocano sommosse popolari e kalasnikov da giornali e esponenti delle istituzioni, c'è qualcosa che non va. Intanto devo dire grazie a Rai3 e Bignardi. Credo che uno dei ruoli della rete sia costruire linguaggi che vanno altrove". Il conduttore si concentra sulla sua battaglia contro il tetto agli stipendi, condotta nei mesi scorsi:

In questi mesi mi sono speso in prima persona per difendere la Rai, forse con ingenuità, ma anche sincerità. Io volevo difendere l'azienda e la sua posizione sul mercato. L’ho fatto credendoci, perché conosco questa azienda da 30 anni. Avevo un impegno altrove a partire da mezzanotte del 23. La proposta Rai è arrivata il 22 giugno. Avevo preso questo impegno con un’altra azienda tempo fa, ma non ho mai detto che fosse La7. Gasparri dice di essere in grado di dimostrare che l’accordo non c’era, ma io posso dimostrare il contrario. La Rai mi ha fatto una proposta molto esaltante per tutte e due le parti. Io sono molto contento di averla ricevuta, seppure in extremis e da parte mia non c’era stata alcuna pressione. Tutta la Rai lo sapeva benissimo. Se ho scelto quella data come exit, quella del 23, era perché da parte mia c’era tutta la volontà di rimanere qui. Se ho resistito sino al 23 è perché io conosco chiunque in questa azienda e so tutto. Il mio attaccamento è emotivo oltre che evidentemente e chiaramente professionale. Penso anche che la Rai non sia ingenua e per fare quel contratto avrà stabilito quanto poteva guadagnarci. Mi sono sembrate francamente eccessive e insopportabili alcune frasi indirizzate nei miei confronti e che mi impediscono di fare qui, oggi, il discorso che avrei voluto fare. Qualora l’azienda avesse un ripensamento e fosse indotta a decidere che l’accordo non sia più conveniente, non ho alcun problema a non considerare gli accordi presi fino a qui.

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