Fabio Cannavaro e la flebo di Neoton che trascina la Rai in tribunale
Si parla di nazionale, di un'Italia fortissima contro la Germania che oggi dovrà sfidare la Spagna per vincere l'Uefa Euro2012, e quindi non si può non parlare di Fabio Cannavaro (che torna a giocare a calcio in India), ex difensore di punta della nostra nazionale, che ha portato la Rai in tribunale a seguito dello scandalo sollevato dalla trasmissione Punto e a capo su Rai 2 che ha mandato in onda un video registrato in quel di Mosca nel lontano Maggio del 1999 al Grand Hotel Marriotto proprio alla vigilia della Coppa Uefa tra il Parma e l'Olympique Marsiglia. Cannavaro all'epoca giocava per il Parma ed era giovanissimo. Cosa stava facendo lì? Scherzosamente, mentre si sottoponeva ad una flebo, registrava quei momenti con una telecamera, giusto per ironizzare coi suoi compagni di squadra, in un momento goliardico. Un Cannavaro giovanissimo che dice "Questa è la prova che noi facciamo schifo". Ma il tono è sempre ironico.
Si sottopone ad una flebo di Neoton che, attenzione, non era affatto dopante. Cannavaro ha quindi intentato un processo a Giovanni Masotti, conduttore della trasmissione su Rai 2, e a Massimiliano Parisi. L'accusa è di diffamazione e violazione della privacy. Cannavaro infatti è stato ascoltato qualche giorno fa dal giudice monocratico Sassone ribadendo come quel video "gli avrebbe procurato problemi nei rapporti con gli sponsor", che scommettevano tutto su alcuni calciatori-personaggio, come appunto l'ex capitano della Nazionale che nel video asserisce scherzosamente "Se questa cassetta me la rivendo, sai quanto becco". Divertito, commenta pure il loro stato fisico, pessimo perchè molto stanchi, con un sonoro "Io ho 25 anni e mi stanno ammazzando".
I giornalisti Rai si sono difesi dicendo che non hanno mai parlato di sostanze dopanti e che quindi non hanno affatto infangato il buon nome di Cannavaro (ritiratosi dal calcio a 37 anni) nè del Parma. Difesi dall'avvocato Carmine Ippolito, dunque respingono ogni accusa. Questo il commento di Cannavaro a conclusione della vicenda:
Ancora oggi c'è un giornalista di Roma che insiste a definirmi dopato o ad associarmi a storie di doping.