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Enrico Varriale e i momenti cult in Tv, dalla lite con Zenga al rimprovero di Mazzone

In queste ore si parla molto di Enrico Varriale per la notizia della mancata conferma della vicedirezione di Rai Sport. Un personaggio divisivo, il giornalista partenopeo, che nel corso degli si è reso protagonista di liti e battibecchi a Stadio Sprint, il suo programma più significativo che gli ha permesso di essere uno degli ultimi volti televisivi legati a quel calcio della domenica pomeriggio che non esiste più.
A cura di Andrea Parrella
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Se c'è un personaggio che negli ultimi anni ha saputo arricchire il circo mediatico del calcio, quello è sicuramente Enrico Varriale. Il giornalista napoletano, da alcune ore al centro del dibattito per la decisione dei vertici Rai di non rinnovare la sua carica di vicedirettore di Rai Sport, è stato protagonista di un periodo storico in cui la Rai restava centrale nel racconto del calcio, pur avendo perso, in un certo senso, l'egemonia culturale sulla narrazione calcistica.

Varriale, l'ultimo uomo della domenica

Volto fisso per tante stagioni di Stadio Sprint, il programma di interviste a caldo nel post partita della domenica pomeriggio, Enrico Varriale è sempre stato un giornalista estremamente divisivo. Sia per le sue prese di posizione su alcuni temi calcistici in cui è sembrata mancare l'imparzialità richiesta per il giornalismo sportivo, sia per alcune liti con allenatori e presidenti avvenute in diretta e diventate dei veri e propri cult sul web.

L'ultimo uomo della domenica, così potremmo definire Varriale. che è stato in effetti l'ultimo giornalista a lasciare il segno con un programma legato a quel calcio della domenica pomeriggio che non esiste più. Il giornalista ha battibeccato con molti, consapevole che il senso della trasmissione fosse esattamente quello di andare a stuzzicare i protagonisti di giornata a pochi minuti dalla fine delle partite.

Il rimprovero di Carlo Mazzone

Madre di questi scontri è certamente quella con Carlo Mazzone, avvenuta nel 2002. L'allenatore, allora alla guida del Bologna, richiamò Varriale ad un maggiore rispetto per la categoria, sottolineando tra il serio e il faceto di aver saputo che la settimana successiva a quella non sarebbe stato alla guida del programma per una punizione decisa dai vertici Rai.

Da Mourinho a Zenga, un 2008 significativo

Pochi anni dopo, nel 2008, Varriale mette a segno nella stessa stagione due liti con due diversi allenatori. Prima con Jose Mourinho, allora alla guida dell'Inter, che lasciò il collegamento senza rispondere dopo essere stato paragonato al suo predecessore Roberto Mancini; poi con Walter Zenga, rimproverato da Varriale per non essersi presentato nel post partita della settimana precedente nonostante il rapporto d'amicizia e lavorativo tra Zenga e la redazione. Ne venne fuori un battibecco con tanto di velate minacce e insulti.

Da Malesani a Cesare Maldini

L'anno successivo un altro episodio noto agli appassionati di calcio. Protagonista l'allenatore Alberto Malesani, nel 2009 alla guida del Siena. Giunto sulla panchina a campionato in corso per risolvere una situazione disperata, dopo poche partite Malesani era stato messo già in discussione dalla dirigenza della squadra. Questo, almeno, quello che lo stesso Varriale riferì a Malesani in diretta. La reazione stizzita del tecnico portò Varriale a definirla un'occasione persa. La risposta di Malesani non si fece attendere: "L'hai persa te con una premessa che non va bene. Io sono qua da nemmeno due mesi, cosa devo fare?". Negli anni ci sono stati poi battibecchi con molti allenatori, tra cui Mazzarri e, anni prima, Cesare Maldini che lo definì "bassottino" in conferenza stampa.

I presidenti Preziosi e Lotito

Ci sono stati poi i battibecchi con i presidenti. Prima con Enrico Preziosi, patron del Genoa, rimproverato da Varriale per il comportamento ostile al presidente della squadra contro cui avevano giocato quel giorno o gialloblu. "Non accetto lezioni da lei –  aveva risposto Preziosi – Sempre polemico eh?". Non meno significativo il battibecco con Claudio Lotito nel 2015, quando il presidente della Lazio era protagonista dei giochi di palazzo in Lega Calcio. All'ennesima domanda capziosa Lotito aveva risposto: "Io sono presidente e pretendo di essere trattato come tale. Non sono un dipendente, non può chiedermi una risposta breve mentre facciamo un'intervista in conference call". 

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