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E se fosse solo che Santoro è stanco?

La news del passaggio di Michele Santoro a La7 segnerà la stagione televisiva. Riproporrà Servizio Pubblico, si spera sorprendendoci. Ma si teme che la decisione consista in un passo indietro rispetto alla rivoluzione dell’anno scorso.
A cura di Andrea Parrella
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Michele Santoro ospite a ''In mezz'ora''

Fosse accaduto un anno fa, sarebbe parso molto più naturale di quanto, invece, possa sembrare oggi: Santoro va a La7. E' notizia di qualche giorno fa, una buona notizia per il bene dell'informazione, per il bene della rete alla quale è destinato (La7 ndr) e forse anche per la sua salute, visto che, probabilmente, fare Servizio Pubblico, in modo del tutto autonomo, per un anno sarà stata una gran fatica. Il suo passaggio definitivo alla rete che Telecom è intenzionata a vendere è la notizia televisiva dell'estate, lo sarà di tutta la stagione prossima. E' solo che sembra un evento avvenuto in differita, verificatosi in ritardo rispetto all'anno scorso, quando sembrava una cosa fisiologica.

Lo si dice per due motivi: il primo è che non si capisce troppo bene come gli accordi tra Santoro e la rete, da un anno  all'altro, siano potuti variare così tanto; non si sta parlando di accordi economici, bensì di quelli contenutistici, visto che nel 2011 i problemi furono proprio questi. Secondo, perché la multipiattaforma era un'idea che, una volta nata, sarebbe stato lecito pensare si continuasse a perseguire. Credo lo spettatore percepisse una sensazione positiva nel ritrovarsi committente di ciò che stesse vedendo, che il nome stesso della trasmissione, se trasportato in loco diverso da quel luogo franco che è stato nella scorsa stagione, non ha più molto senso di esistere.

Si badi che l'intenzione non è pensar male di La7 che invece, sulla base dei nuovi palinsesti, promette un anno nel quale rischierà di divenire seriamente il centro gravitazionale dell'informazione italiana, di sicuro tra le fonti più attendibili. Tuttavia, in merito a Santoro, il percorso di Servizio Pubblico era una strada che, una volta cominciata, sarebbe dovuta andare avanti per quella direzione, senza cambi di rotta, perché concettualmente gli editori restassero sempre e comunque i beneficiari del servizio, anche nella teoria e non solo nella pratica (che non c'è dubbio continuerà ad essere rispettata anche a La7). Il senso della questione è che, da questa decisione, traspare l'immagine di un Michele Santoro appannato, stanco e in cerca di un approdo tranquillo, che gli dia modo di lavorare con serietà smettendola di fare il barricadero.

E' un'esigenza lecita e sacrosanta, la quale non fa che illuminare degli evidenti problemi pratici nella prosecuzione del progetto di Servizio Pubblico. Ma che sia concessa a noi spettatori, editori per un anno, la possibilità di goderci un po' di sana nostalgia per una cosa che sembra finire troppo presto. Augurandoci il colpo di coda di qualcosa che realmente dimostrerà di non concludersi ed attendendo la nuova forma nella quale Servizio Pubblico si manifesterà.

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