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DVB-T2, il nuovo digitale terrestre è legge: 40 milioni di tv da rottamare entro il 2022

Tanti sono i televisori che dovranno adeguarsi al nuovo sistema entro i prossimi cinque anni, con il passaggio stabilito dalla Finanziaria 2018.
A cura di Valeria Morini
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Il digitale terrestre cambia ancora: il passaggio al sistema DVB-T2 si appresta a diventare legge, come si desume dal testo della Finanziaria 2018 uscito nelle ultime ore e pubblicato dal sito dday.it del Corriere. Ciò significa che entro il 2022 saranno ben 40 milioni i televisori che saranno rottamati e sostituiti con dispositivi compatibili con il nuovo sistema, o in alternativa, probabilmente, adeguati con l’utilizzo di un decoder esterno. Solo circa 5 milioni di tv sarebbero al momento già compatibili.

Perché cambia il digitale terrestre

La motivazione di tale cambiamento è la restrizione delle frequenze dopo la cessione al 5G della banda 700 (stabilita dall'Europa). La normativa è stata inserita nell'articolo 89 della Finanziaria 2018, intitolato “Uso efficiente dello spettro e transizione alla tecnologia SG”. Insieme al DVB-T2, è previsto anche il passaggio al codec per tv HEVC (uno standard di compressione che migliora la qualità video).

Quando parte lo switch off

Il passaggio avrà inizio il 1 gennaio del 2020 e terminerà entro e non oltre la scadenza tassativa del 30 giugno 2022. Si tratta di un periodo decisamente breve, se consideriamo che per lo switch off dall'analogico al digitale terrestro si impiegarono ben 6 anni. Come in quest'ultimo caso, tuttavia, il passaggio non avverrà all'unisono su tutto il territorio nazionale, bensì in modo graduale per zona geografica, secondo un piano dell’AGCOM (il codiddetto PNAF, Piano Nazionale Assegnazione Frequenze) da stabilirsi entro il 31 maggio 2018.

Si attendono disagi per gli utenti

Lo switch off potrebbe comportare non pochi disagi agli editori e soprattutto agli utenti, anche in virtù dei tempi ristretti. Le trasmissioni dal 2022 saranno compatibili solo con i televisori venduti da quest'anno. Pertanto, i primi canali che lasceranno le vecchie frequenze per passare alla nuova assegnazione del Piano Nazionale potrebbero sparire dalle case di chi non si sarà ancora adeguato al nuovo sistema. Inoltre, non va trascurato il fatto che in molte abitazione (come i condomini) sarà necessario intervenire anche sull'impianto di antenna. Insomma, potrebbe ripetersi il caso di La7, scomparsa da molte case per il cambio di frequenze del 2016: in questo caso, tuttavia, il medesimo problema potrebbe presentarsi con tutti i canali, contemporaneamente. Dday.it parla di 750 milioni di euro stanziati dalla Finanziaria per agevolare il passaggio, di cui però soltanto 100 milioni dovrebbero finire nelle tasche degli utenti finali.

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