Diaco attacca Fazio: “Vuole educare i telespettatori, come fa Repubblica”
Dopo essersi articolata strettamente sulla matematica questione dei numeri, dunque i dati d'ascolto, la polemica per il flop del Festival di Sanremo appena conclusosi prende una via che si era già cominciata ad intuire da un po' di tempo, ovvero quella politico-culturale. La dimostrazione che questo fronte si sarebbe immediatamente aperto c'è stata a Domenica In dedicata proprio alla kermesse appena terminata, durante la quale Mara Venier sta tentando di articolare una questione sulle difficoltà e le motivazioni che abbiano comportato il calo di telespettatori e, più in generale, una riduzione di attenzione da parte del pubblico. E se molti, come gli stessi Fazio e Littizzetto, attribuiscono la responsabilità della cosa ad un'usura nell'efficacia della coppia, fisiologica d'altronde, alcuni giornalisti in studio come Cesare Lanza e in particolare Pierluigi Diaco, dirottano la questione verso altri lidi.
Prima Lanza, autore e spin doctor dei Sanremo di Bonolis e di quello di Antonella Clerici, dunque evidentemente orientato verso un modo di fare televisione differente, sottolinea la noia di questo festival, la nullità di Fazio senza la presenza della Littizzetto, la speranza che quest'ultima riesca a rendersi autonoma dal conduttore. Ma ad affondare il colpo è proprio Diaco, che ingrandisce la cosa, abbracciando anche la politica e l'editoria:
Repubblica e Fazio si rivolgono ai propri spettatori pensando di doverli educare. Secondo me la dimensione demagogica e pedagogica, di voler insegnare cos’è giusto e cos’è sbagliato, insospettisce il pubblico a casa. L’idea della bellezza è molto personale e non nazionalpopolare
A questo punto la discussione in studio si accende, con una parte di moderati, Venier compresa, che si schiera a favore di Fazio e della Littizzetto, dall'altra la frangia che appoggia la tesi di Diaco e Lanza. Sarà sicuramente una questione della quale si parlerà anche nelle prossime settimane. Cesare Lanza, alcuni minuti dopo, ha lasciato lo studio chiosando in questo modo: "E’ stato un festival di morti e moribondi. io me ne vado perché sono felice di essere ancora vivo e che tutti voi siete vivi e mi potete fischiare".