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Del reality sugli obesi, trattati come disadattati

The Biggest Loser ha come protagonisti persone in sovrappeso che tentano di dimagrire. Nulla di strano, se non che il loro problema, più che da un punto di vista clinico, si osservi sotto quello della socialità.
A cura di Andrea Parrella
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Sean Guard, Scott Higgins

Ieri sera Cielo ha mandato in onda The Biggest Loser, è accaduto anche su Sky Uno. Si tratta di un reality show con protagoniste delle persone all'obesità tendenti, con lo scopo che queste dimagriscano durante la settimana. Manco a dirlo il format è americano (ha un senso, l'obesità resta un problema di dimensioni rilevanti specialmente oltre oceano), ma è stato adattato anche in altri stati, compresi alcuni orientali, che hanno ben pensato di esportarlo. Non è di recente fattura, cioè non è una novità, visto che la prima edizione risale al 2004.

In sostanza non ha nulla di diverso da qualunque altro reality, i personaggi vivono uno spazio comune e si prova ad interessarsi al comportamento, alle tattiche e i raggruppamenti, le avversità verso il singolo che aspira ad essere leader e tutto ciò che ne consegue. Siamo oramai così guidati in questo senso, che possiamo prevedere cosa accadrà prima che avvenga. Così classica è la struttura del gruppo, che un reality non ha più nemmeno l'alibi di potersi nascondere dietro questi scopi antropologici. Non interessano più.

I concorrenti partecipano a prove fisiche estenuanti per la loro mole, sono perennemente sudati, così che possa essere sempre lampante il senso della loro fatica e, a sorpresa, vengono piazzati su una bilancia per essere pesati. Ovviamente, chi ha perso meno peso rischia l'eliminazione. Ora, tralasciando il fatto che possa essere poco educativo assistere alla tortura di quei "coach" da caserma che infieriscono su chi ha perso solo due chili in una settimana, oppure può esserlo la reazione disperata del concorrente, viene alla luce la natura malsana di un progetto del genere.

Il tentativo di rappresentare la dicotomia tra il concorrente grasso e la presentatrice in perfetta forma come una classica diatriba tra il brutto e il bello, sarebbe nulla se non fosse che il tono utilizzato dalla conduttrice è di costante rimprovero, quello di chi ha sempre da appuntare qualcosa. L'obesità sarà evidentemente un problema imponente, qualcosa che possa rasentare la patologia (almeno per le sfumature con cui viene dipinta in questo show), ma è probabile che presentarla come una condizione risibile non giovi ad una sana concezione di essa, o almeno ad un processo di "digestione" sociale che provi ad evitarla.

Gli obesi passano come dei disadattati sociali, quando invece non sono altro che obesi. Potrà sembrare una polemica sterile, ma ci si riduce sempre ad un'invadente necessità di spettacolarizzazione. L'unica via per rendere spettacolo un disagio, è mettere a disagio. Questa strada non sembra la più lungimirante perché un problema sociale venga risolto.

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