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D’Amico, ex compagno di Versace, sulla serie tv con Ricky Martin: “Scene ridicole”

Antonio D’Amico commenta negativamente la serie tv “American Crime Story” la cui terza stagione è incentrata sull’omicidio di Gianni Versace, di cui fu il compagno: “Ricky Martin che tiene in braccio il corpo senza vita di Gianni è una scena ridicola”.
A cura di Stefania Rocco
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A tuonare contro la terza stagione di American Crime Story, che avrà per oggetto l’omicidio di Gianni Versace, è Antonio D’Amico, l’uomo che fu il compagno dello stilista dal 1982 al 1997, anno in cui avvenne morì. All’interno di un’intervista rilasciata all’Observer, inserito domenicale del Guardian, D’Amico nega che la scena le cui immagini in anteprima hanno fatto il giro del mondo sia mai accaduta.

Si riferisce a quei fotogrammi comparsi in rete che vedono Ricky Martin – che nella serie interpreta proprio D’Amico – tenere tra le braccia il corpo senza vita di Versace (interpretato da Edgar Ramirez) sulle scale di casa pochi istanti dopo la sparatoria che gli è costata la vita. D’Amico nega che quel momento raccontato nella serie sia mai accaduto:

Ricky Martin che tiene in braccio il corpo senza vita di Gianni è una scena ridicola. Sembra la Pietà di Michelangelo con il corpo di Gesù nelle braccia di sua madre dopo la crocifissione. Forse è la licenza poetica del regista, ma non è così che ho reagito.

Quando Versace fu vittima dei colpi di arma da fuoco che lo uccisero, D’Amico stava bevendo un caffè sulla veranda vicino all’entrata. Non vide la sparatoria, ma udì i colpi:

Mi si gelò il sangue nelle vene. Ho visto Gianni sdraiato sui gradini con molto sangue intorno a lui. In un attimo vidi tutto nero attorno a me. Mi spinsero via e non ricordo più che è successo.

Contesta anche un’altra scena inserita nella serie. Si verifica in spiaggia, durante una passeggiata tra lo stilista – interpretato da Ramirez – e D’Amico/Ricky Martin. Nella scena, Versace chiede al compagno di non toccarlo, consapevole della presenza dei paparazzi. Antonio contesta quel momento: "Abbiamo vissuto come una coppia normale. Non avevamo mai problemi. Gianni non ha mai cercato di nascondere chi fosse".

Chi uccise Gianni Versace

A togliere la vita al famoso stilista quella mattina del 15 luglio del 1997 fu Andrew Cunanan, 27enne omosessuale al quale sono stati attribuiti almeno altri 4 omicidi avvenuti nei mesi precedenti a quello di Versace. Lo stilista era appena rientrato nella sua casa su Ocean Drive, a Miami Beach. Erano le 9 del mattino circa e Gianni era uscito per acquistare del caffè e dei giornali. Subito dopo la sparatoria, partì una fulminea caccia all’uomo che terminò 8 giorni dopo con il ritrovamento del cadavere di Cunanan: era morto suicida in una casa galleggiante a Miami.

Le teorie su Andrew Cunanan

Si è scritto e detto tantissimo dell’omicidio di Versace e del rapporto che lo legava al suo assassino. Secondo D’Amico, non si sarebbero mai conosciuti:

Si è scritto e si è detto così tanto dell’omicidio. Migliaia di ipotesi e nessuna che svelasse un briciolo di verità. Gianni e l’uomo che l’ha ucciso non si erano mai conosciuti prima.

La vita di D’Amico dopo Versace

Quell’omicidio ha distrutto la vita di D’Amico, che dovette affrontare lunghi anni segnati dalla depressione. Con Versace formavano una coppia solida e acclarata, al punto che lo stilista compariva insieme a lui in pubblico, perfino ai party più esclusivi. Gianni aveva previsto per lui un lascito testamentario di 50 milioni al mese, più la possibilità di scegliere una qualunque tra le sue residenze sparse tra gli Stati Uniti e l’Italia perché potesse viverci dopo la sua morte. Antonio curava la linea sportiva della casa di moda Versace e non entrò mai in possesso dell’eredità completa messa a disposizione per lui dal suo compagno. Ingaggiò una lunga battaglia legale con la famiglia dello stilista. Poiché lo proprietà di Gianni appartenevano alla sua casa di moda, dopo la morte ogni suo bene finì sotto la guida della sorella Donatella (interpretata nella serie da Penelope Cruz), del fratello Santo e della nipote Azzurra. Dopo qualche anno, D’Amico rinunciò a parte dell’eredità, trovando un compromesso con la famiglia di Gianni. Non ricevette mai la casa che Versace aveva previsto gli fosse donata e ottenne solo una parte del lascito mensile previsto: “La morte di Gianni mi ha spezzato in due. Al diavolo soldi e case. Nulla ha avuto più importanza”.

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