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Corona torna in tv e perde un’occasione con le solite risse che non portano a nulla

Cosa ci resta di questa serata se non la rissa, scontata, stravista, tra Fabrizio Corona e Alessandro Cecchi Paone?
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In un'epoca dove per fare televisione si arriva addirittura a sceneggiare i commenti degli utenti sui profili social dei famosi, con tanto di doppiaggio da ricostruzione giornalistica di primo piano (citofonare Barbara D'Urso), l'opportunità che si presenta nella prima serata di ieri sera è apparsa ghiotta. La prima volta di Fabrizio Corona in tv, ospite di uno speciale al "Maurizio Costanzo Show", davanti ad una platea di giornalisti e opinionisti, anche autorevoli, seppur registrata la scorsa settimana ha assunto tutta l'importanza di un evento in diretta. Eppure, almeno per chi vi scrive, alla fine del programma si ha la sensazione di una occasione persa.

Perché l'hanno persa tutti un'occasione, questo appare chiaro. L'ha persa Fabrizio Corona, che forse guadagnerà ancora più popolarità verso i brand e i locali che ogni giorno lo corteggiano, ma quanto a credibilità resta in ribasso. I discorsi sul carcere, sulla redenzione, le belle cose che sta facendo in comunità, tutto vanificato dai soliti battibecchi, dalla solita spocchia dello spaccone da romanzo, da oggi rivista ed aggiornata con l'elemento del finto intellettuale che ha fatto la galera leggendo qualche libro in più. L'ha persa Maurizio Costanzo, che non vuole saperne di restare dietro le quinte ed ha messo in scena un "Fabrizio contro tutti" che non aggiunge nulla al personaggio di quanto non sia mai stato detto (fuorviante si è rivelata la modesta anteprima con un Corona "a cuore aperto" su mamma, figli, relazioni in carcere e sesso). L'ha persa chi è intervenuto questa sera, che si è prestato al solito gioco della rissetta.

La trasmissione fa centro, ma cosa resta?

Perché che cosa ci resta di questa serata se non la rissa, scontata, stravista, tra Fabrizio Corona e Alessandro Cecchi Paone? Quando l'ex re dei paparazzi inveisce sul giornalista, che da inizio puntata recita il ruolo del moralizzatore indefesso, e tolgono l'audio che, probabilmente, nasconde l'azzardo "omofobo" del bello e dannato, la rete ha una sola domanda: "Che cosa ha detto Corona a Cecchi Paone?"Cosa importa se ha potuto dire "il culo" o "il mulo"o chissà cos'altro. A chi importa? Cosa aggiunge al racconto dell'universo "Corona"? Nulla. Aggiunge l'ennesima pagina pecoreccia al librone nero della tv.

La trasmissione, giocando anche su una dicotomia alla "Ciao Darwin" (e quindi quasi trash) tra "favorevoli" e "contrari" al macrocosmo "Corona", però fa centro, tant'è vero che sui social è commentata all'inverosimile ma è proprio il momento "No Maria, io esco" di Cecchi Paone scatena il pubblico. È il grande paradosso di sempre. Fin quando c'è un risultato, ogni male è giustificato, comprese le tre ore (sic!) di trasmissione tutte di filato. Una durata assurda in nome del "Sacro Share che dà la trasmissione eterna".

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