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“Conversazione su Tiresia”, istruzioni per l’uso sullo spettacolo evento di Andrea Camilleri

Chi era Tiresia? Perché Andrea Camilleri ha fatto riferimento al mito greco per il suo monologo, in che modo è legato alla cecità dello scritto? È giusto attrezzarsi di alcuni elementi fondamentali per prepararsi all’evento. L’occasione di un definitivo abbraccio tra il grande pubblico e il più apprezzato autore italiano vivente.
A cura di Andrea Parrella
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"La mia cecità mi ha dato una maggiore chiarezza di pensiero, per quello che so, per quello che fino ad ora sono riuscito a capire. Io sono sicuro che non piomberò nel panico, prima di tutto perché non vedrò il pubblico. Mi basterà solo sentirlo e credo che ne sarò felice". Si apriva con queste l'intervista di Andrea Camilleri per Fanpage.it risalente a pochi mesi fa, con cui quello che è in tutta probabilità il più noto e autorevole scrittore italiano vivente, introduceva al suo spettacolo teatrale "Conversazione su Tiresia". Andato in scena al Teatro Greco di Siracusa lo scorso 11 giugno 2018 e nelle sale cinematografiche a novembre, trasmesso in prima serata su Rai1, senza alcuna interruzione pubblicitaria. Un evento senza precedenti, per la caratura del personaggio e per l'eccezionalità della performance, visto che Camilleri, oggi 92enne, non era mai stato in scena con un testo scritto da lui.

Ma chi è Tiresia? O meglio, di cosa tratta esattamente il monologo teatrale di Andrea Camilleri? Il riferimento o pretesto utilizzato dallo scrittore è naturalmente l'indovino della mitologia greca, contraddistinto dalla sua cecità. Nel corso della storia si sono avvicendate diverse  interpretazioni che spiegano la natura della stessa cecità e della sua insolita connessione alle capacità divinatorie di Tiresia. Camilleri offre al pubblico la sua versione. "Chiamatemi Tiresia, sono qui per raccontarvi una storia più che secolare che ha avuto una tale quantità di trasformazioni da indurmi a voler mettere un punto fermo a questa interminabile deriva", afferma lo scrittore nelle vesti straordinarie di attore, tracciando un'ovvia linea di congiunzione tra il mito e la sua vicenda personale, vista la quasi totale cecità che lo ha contraddistinto in questi ultimi anni.

Camilleri quindi si riflette nel mito di Tiresia, il profeta reso cieco da Giunone (o da Atena, secondo una versione alternativa) punito perché rivelava i segreti degli dei, ragionando a voce alta sul tempo e sulla storia, sull'importanza della memoria, così come sulla sua condizione.

L'abbraccio definitivo tra Camilleri e il pubblico

"Conversazione su Tiresia" vale molto più di una breve sintesi, ma si tratta di un momento di televisione dal valore testamentario, vista la rilevanza letteraria che lo stesso Camilleri attribuisce al testo in relazione alla sua carriera. Nell'intervista sopra citata l'autore ci ha raccontato del primo, e fino a poco tempo fa unico testo teatrale da lui scritto nel '47 che si intitolava "Giudizio a Mezzanotte": ‘Vinse il premio nazionale Faber, ma nel viaggio di ritorno verso la Sicilia rilessi questo mio testo e lo buttai dal finestrino. Ecco, questo non lo butterò fuori dal finestrino – riferito a "Conversazione su Tiresia" – mi convince perfettamente'.

La prima serata televisiva, la regia è stata affidata a Roberto Andò e Stefano Vicario, significherà un momento di cultura profondo e il definitivo abbraccio tra il pubblico e un autore amato in maniera incondizionata dal pubblico italiano, che è riuscito nella rara impresa di conseguire in vita un enorme riconoscimento e consenso popolare. Per questa serie di motivi "Conversazione su Tiresia" assume i caratteri di un evento che difficilmente verrà dimenticato.

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