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Multe e carcere per chi vede Sky gratis senza pagare l’abbonamento

La Corte di cassazione respinge il ricorso di un 52enne palermitano, condannato per frode e violazione di diritto d’autore a causa dell’utilizzo di codici illegali per vedere Sky: quattro mesi di reclusione e duemila euro di multa.
A cura di Andrea Parrella
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All'ombra del Vesuvio gli hanno dato un nome, lo chiamano "pezzotto". Si tratta di quel sistema attraverso il quale, grazie all'acquisto di determinati codici, è possibile vedere illegalmente i canali Sky, Mediaset Premium e delle tv generaliste. Una sentenza della Cassazione ha tuttavia ribadito definitivamente l'illegalità di questa pratica confermando la condanna a quattro mesi di reclusione e duemila euro di multa ad un palermitano di 52 anni che vedeva Sky nella sua abitazione senza aver sottoscritto alcun abbonamento, avendo acquistato da terzi i codici che gli permettevano di accedere alla piattaforma. Nella sentenza specifica la Cassazione sottolinea come il card-sharing fosse stato depenalizzato nel 2000, prima di riprendere rilevanza con un decreto legislativo del 2003.

L'arresto in Sicilia per violazione di diritto d'autore

Il caso di Filippo I., il palermitano al quale è stata comminata la condanna, sarà certamente di riferimento per eventuali casi futuri. La motivazione della condanna è chiara, si condanna il palermitano "per aver installato un apparecchio con decoder regolarmente alimentato alla rete Lan domestica ed internet collegato con apparato tv e connessione all’impianto satellitare così rendendo visibili i canali televisivi del gruppo Sky Italia in assenza della relativa smart card". La cassazione, che ha giudicato il ricorso "inammissibile", ha evidenziato l'entità fraudolenta dell'azione dell'uomo, finalizzata all'elusione del pagamento del canone Sky. La frode consiste in una violazione del diritto d'autore "pacificamente consistita nella decodificazione ad uso privato di programmi televisivi ad accesso condizionato e, dunque, protetto, eludendo le misure tecnologiche destinate ad impedire l'accesso poste in essere da parte dell'emittente, senza che assumano rilievo le concrete modalità con cui l'elusione venga attuata, evidenziandone la finalità fraudolenta nel mancato pagamento del canone applicato agli utenti per l'accesso ai suddetti programmi".

Anche il card-sharing è reato

Inutile è stato il tentativo dell'uomo condannato di difendersi in tribunale, sostenendo di aver acquistato i codici di decodifica dei programmi online, così da motivare l'assenza di una smart card mai rinvenuta fisicamente in casa sua. I giudici sono stati inflessibili, offrendo così non solo a Sky, ma anche a Mediaset, la possibilità di difendersi da un fenomeno che ha comportato non pochi problemi alle pay tv in questi ultimi anni. La sentenza ha messo sullo stesso piano chi, utilizzando le credenziali di amici e parenti, utilizza gli stessi sistemi illegali, alimentando il cosiddetto fenomeno del card-sharing. Ed è questa la vera novità, perché non sarà punito solo chi acquista i codici, ma anche quell'utente che li utilizza allo stesso scopo con un semplice scambio di nome utente e password. Un discorso differente da Sky (e Mediaset) vale per Netflix, che attualmente ritiene legittima lo scambio di credenziali tra più persone, limitando il semplice utilizzo al numero di device attivi sullo stesso account in un preciso momento.

Quanto si risparmia col "pezzotto"?

Aldilà di una più o meno pronunciata inclinazione all'illegalità, il sistema di codici illegali nasce soprattutto per ragioni economiche. Non sono sistemi che garantiscono una qualità eccellente, spesso ci sono difficoltà di ricezione del segnale e blocchi vari, ma non c'è dubbio che il costo sia decisamente inferiore a quello pagato per un abbonamento regolare, che si aggira sui 35-40 euro medi per Sky e tra i 10 e i 20 euro per Mediaset. Il sistema illegale può arrivare anche a costare soli 40 a semestre.

Il direttore di Mediaset Premium contro i sistemi illegali

Qualche settimana fa a schierarsi apertamente contro questa pratica illecita era stato il direttore responsabile di Mediaset Premium Alberto Brandi, che senza mezzi termini chiedeva un giro di vite rispetto ad una problematica che rischia seriamente, stando al suo parere, di mettere a repentaglio la sostenibilità del sistema calcio:

Si tratta di una frode vera e propria. Ma a pagarne le conseguenze non dovrebbe essere solo il distributore del segnale illegale, bensì anche chi ne usufruisce. Bisogna trasmettere questo messaggio: guardare le partite con decoder e abbonamento fraudolento significa commettere un reato soggetto a una pena. Perché il consumatore pensa che pagando quelle 10 euro si toglie da ogni responsabilità. E invece è proprio lui a commettere un atto di gravità estrema perché sta contribuendo ad affossare il sistema calcio e la sua squadra del cuore.

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