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Clemente Mimun 8 anni dopo l’ictus: “Sono ancora furibondo, per me e Lamberto Sposini”

Il direttore del Tg5 si racconta, ad anni di distanza dall’ictus che lo colpì nel 2011. Da allora, la parte sinistra non funziona più come prima, ma lui non si è arreso e non ha cambiato il suo stile di vita. Continua a lavorare intensamente, ma con rabbia: “Non penso a quello che mi è rimasto, penso a quello che ho perso”.
A cura di Valeria Morini
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Era il 24 giugno del 2011, quando Clemente Mimun rimaneva vittima di un ictus, che avrebbe segnato la sua vita in modo permanente. Il direttore del Tg5 si è raccontato in un'intervista su Il Giornale, ricordando quell'esperienza dolorosa: "Quando sono stato fulminato sono stato preda di pensieri molto, molto cupi. Da bomba di energia quale ero, mi sono ritrovato ad essere semi paralizzato".

Attorno a me avevo i volti sgomenti della mia famiglia, che però è stata decisiva per indurmi a non mollare. Insieme ai medici e fisioterapisti del Santa Lucia, ai tanti amici, a tutta la dirigenza Mediaset, a Silvio Berlusconi, un fuoriclasse anche sul piano umano, che mi è subito venuto a confortare.

La rabbia di Clemente Mimin

Benché si sia ripreso dall'ictus cerebrale e abbia ripreso a lavorare regolarmente, gli effetti del malore sono stati evidenti e la parte sinistra del corpo di Minun non funziona più come prima: “Sono arrabbiato e non riesco a rassegnarmi", ha dichiarato il giornalista, "Non penso a quello che mi è rimasto, penso a quello che ho perso. E quando sento quelli che ringraziano Dio mi chiedo di che cosa lo dovrei ringraziare”. "È ovvio che se penso al mio amico Lamberto Sposini dovrei sentirmi fortunato", continua Mimun, facendo riferimento al collega colpito da ictus ed emorragia cerebrale pochi mesi prima di lui, "ma io resto furibondo per lui. E per me”.

Il giornalista continua a lavorare dopo l'ictus

Nonostante la dura prova della malattia, Mimun conduce un'esistenza simile a quella che faceva prima: "Tranne il fatto che non posso più sfrecciare sulla Harley Davidson e fare lo scemo in giro come prima, non ho cambiato il mio stile di vita. Addirittura ho ripreso a fumare. Non credo che si debba rincorrere il record mondiale della longevità. L’importante è vivere seguendo i propri istinti". Lasciare il lavoro non è mai stata un'opzione:

Figuriamoci. Al mio risveglio dall’ictus ho chiamato l’azienda per chiedere di essere sostituito alla direzione del Tg. Come risposta mi è stato spedito un computer per fare le riunioni via Skype… Io ho il culto del lavoro, è la mia passione, non ne posso fare a meno. Alla mattina mi alzo contento perché so che andrò a lavorare. Faccio così da quando avevo 17 anni, mi piaceva da redattore, inviato, direttore.

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