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Claudio Lippi: “La Rai non mi fa lavorare, dà sempre spazio ai soliti come Amadeus”

In un’intervista rilasciata a Tiscali, Claudio Lippi ha dichiarato di aver presentato diversi progetti alla Rai, senza mai essere preso in considerazione. È convinto che lavorino sempre gli stessi personaggi.
A cura di Daniela Seclì
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Claudio Lippi ha rilasciato una lunga intervista a Tiscali, nella quale ha parlato del suo rapporto con la Rai. Il noto presentatore avrebbe tanta voglia di lavorare, ma a suo dire, le sue idee non verrebbero prese in considerazione. Lippi, che è tra i protagonisti del programma ‘Meglio tardi che mai‘, ha dichiarato:

"La Rai sta attraversando forse il peggior momento degli ultimi 50 anni. La politica fa dei danni pazzeschi e molte persone sono messe lì per appartenenza politica. Non c'è spazio per chi come me ha esperienza in molti ruoli. Lo spazio c'è per quelli che ci sono da sempre. A parte che poi la polemica sui tetti agli stipendi mi ha fatto ridere per non dire piangere".

Quindi ha esposto una sua idea su come si potrebbe affrontare la questione del tetto agli stipendi: "È indubbio che anche il servizio pubblico debba fare i conti con le spese e la raccolta pubblicitaria. Molti colleghi hanno contratti onerosi. Perfetto. Allora si potrebbe ragionare così: fai ascolti e li fai riguadagnare? Bene. Non fai ascolti adeguati? Allora quella cifra va rivista. Io sarei pronto a firmare un contratto con la Rai che preveda un fisso, che potrebbe essere pari a quello di un dirigente. Il resto sarebbe una percentuale basata sugli ascolti che andrebbe condivisa con gli autori e con tutti coloro che contribuiscono a fare grande quel tale programma. Secondo me sarebbe una rivoluzione. Anche se molti colleghi conduttori non accetterebbero mai".

"Ma Fabio Fazio perché si lamenta?"

Claudio Lippi ha spiegato che i suoi progetti non sarebbero stati presi in considerazione: "Ho portato dei progetti che ingenuamente pensavo sarebbero stati almeno valutati. E invece niente. Compriamo format dall’estero ma così ci bruciamo la creatività. L’unica che oggi produce qualcosa e vende anche all’estero è Maria De Filippi". Quindi ha dichiarato di non comprendere le lamentele di Fabio Fazio, che sembrerebbe essersi reso conto all'improvviso dell'intrusione della politica in Rai:

"Quando sento i miei colleghi lamentarsi non li capisco proprio. Ad esempio, Fabio Fazio che si è lamentato della troppa intrusione della politica in Rai. La mia non è certo una difesa romantica di mamma Rai né la polemica di chi è fuori ma francamente accorgersi oggi che la Rai dipenda per statuto dal Governo e dai ministeri competenti mi sembra assurdo. La Rai ha una concessione che viene dallo Stato. Dipende dal Governo e dal Parlamento e non è una novità. Non si può sputare nel piatto dove si mangia".

"Non è possibile che la Rai dipenda da pochi volti noti, assistiti da manager potentissimi"

Infine, ha ribadito la sua convinzione che in Rai lavorino sempre gli stessi:

"Ho incontrato Andrea Fabiano, il direttore di Rai1. A lui ho detto che non credo di avere il diritto divino di lavorare ma almeno di sapere se la Rai mi considera una risorsa o uno scoppiato. Perché io vedo alcuni colleghi sull’orlo della sovraesposizione e tanti altri non utilizzati. Non ho niente contro Amadeus che è un vero amico ma che senso ha che lui passi dai ‘Soliti ignoti' a ‘Reazione a catena'? Possibile che non si faccia lavorare nessun altro a parte quei quattro o cinque soliti? Si vocifera che Fazio andrà via, così come Giletti e Alberto Angela ma non è possibile che un’azienda come la Rai dipenda solo da pochi volti noti, magari assistiti da manager potentissimi”.

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