Ciro Migliore si racconta a Cartabianca, momenti per cui la Tv merita di rimanere accesa
Quando si parla di televisione, lo si fa il più delle volte menzionando i motivi per cui dovremmo spegnerla. Eppure, a salvare la reputazione di un elettrodomestico che i più ritengono responsabile di tutti i nostri mali, sono brevi frammenti, spesso sommersi dal flusso continuo, che vale la pena di sottolineare se notati.
È il caso di quanto successo a Cartabianca nella puntata del 6 ottobre 2020, con l'intervista di Bianca Berlinguer a Ciro Migliore, sfortunato protagonista della tragica e avvilente vicenda accaduta a Caivano lo scorso 11 settembre, quando Paola Gaglione perdeva la vita in un incidente in motorino provocato dal fratello, frutto della sua ostilità verso la relazione omosessuale che la ragazza aveva proprio con Migliore.
Un momento televisivo che la giornalista gestisce con sensibilità, tatto e rigore, nonostante il campo minato soprattutto sul piano linguistico. Ricordiamo cosa accadde nei giorni in cui la notizia dominava la cronaca nazionale, con una narrazione segnata dalla difficoltà di trovare le giuste parole per raccontare il legame sentimentale tra Paola e Ciro e l'ostilità al rapporto dei familiari della ragazza rimasta uccisa.
Abbiamo visto Ciro raccontarsi, in un contesto nel quale non doveva dare spiegazioni per per avere scelto di essere chi è. Davanti a lui una persona che non giudica e che non pretende di dare una lezione agli spettatori, restituendo la vicenda al suo quadro di normalità, senza dimenticare il fatto tragico. E questo è importante in un tempo storico in cui il coming out è sempre più inteso come format televisivo con applausi, melliflui sottofondi musicali e lacrime ai confini della spontaneità, svilenti per un contenuto che, al contrario, banale non è.
I quasi dieci minuti andati in onda ieri sera sono tra le cose migliori viste a Cartabianca in questi anni.