Chiusura redazione Tg4, Emilio Fede: “Informazione presa a calci, io sarei sceso in piazza”
È stato il volto simbolo del Tg4. Gli ha dato vita, l'ha cresciuto, l'ha reso grande. Emilio Fede, oggi 90enne, non ci sta alla chiusura del suo tg, di cui resterà solo il logo perché accorpato a Tgcom24. Raggiunto da Fanpage.it, l'ex direttore del Tg di Rete4 ha commentato al telefono la notizia: "Così l'informazione viene presa a calci nel sedere".
Direttore, come accoglie questa notizia?
Con dolore, perché tutto quello che contribuisce a diminuire il potere dell'informazione è da respingere con tutte le forze. Il Tg4 è nato e proseguito con me e continua a esserci per la volontà di tanti colleghi che si accingono a lasciare il posto di lavoro, se non per la disoccupazione, per il trasferimento. Ciò significa che l'informazione è a rischio.
Quale oggetto la riporta agli anni della sua direzione?
Un orologio che ho rimesso oggi dopo tanto tempo. Me lo regalò Berlusconi per i dieci anni del Tg4. È un dono prezioso. Questo è un momento difficile: io qui non esprimo solidarietà, mi vergogno di dire che dobbiamo muoverci per difendere l'informazione. Ma su, per favore. Non voglio neanche sentirla questa cosa. L'informazione, qualunque essa sia, è la vita della libertà.
Cosa direbbe, se potesse, a chi ha preso questa decisione?
Pensateci bene prima di mettere sul lastrico delle persone che sono testimoni onesti, non venduti a partiti e partiti, di questa professione. State per uccidere, o contribuire ad uccidere, una rappresentanza dell'informazione, davanti alla quale tutti bisognerebbe inchinarsi.
Il fatto che il logo del Tg4 resti al suo posto è una consolazione?
È una magrissima consolazione. Io ero e resto a disposizione di tutti, senza compenso, se posso dare una mano per salvare i posti di lavoro.
Era già al corrente della situazione?
Ieri eravamo a colazione qui con una storica giornalista del Tg4 e ci ha parlato di questo dolore per quanto riguarda l'informazione, che piano piano di questo passo viene presa a calci nel sedere. Parlo di colleghi giornalisti che vanno rispettati, gente che era a Roma ed è stata trasferita a Milano con tutto ciò che comporta per le loro famiglie. Facciamoci il segno della croce e aiutiamo chi soffre. Il Tg4 fortunatamente non mi appartiene più, perché altrimenti io andavo in piazza.