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Chi l’ha visto, il legale di Michele Buoninconti: “Ecco perché non ha ucciso Elena Ceste”

Il programma ‘Chi l’ha visto?’ è tornato a occuparsi del caso di Elena Ceste. Il legale di Michele Buoninconti, Giuseppe Marazzita, ha spiegato in quattro punti, perché il suo assistito sarebbe innocente.
A cura di Daniela Seclì
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La puntata di ‘Chi l'ha visto?‘, trasmessa mercoledì 18 gennaio, si è occupata del caso di Elena Ceste. La trentasettenne di Costigliole d'Asti è scomparsa il 24 gennaio del 2014. Il suo corpo è stato ritrovato il 18 ottobre dello stesso anno, nelle campagne astigiane, in un fosso tra il fiume Tanaro e la ferrovia.

Poco dopo il ritrovamento del corpo, il marito Michele Buoninconti è stato arrestato. L'uomo è stato condannato in primo grado a 30 anni di carcere. Oggi ha avuto inizio il processo d'appello. Così, la trasmissione condotta da Federica Sciarelli è tornata ad occuparsi del caso di Elena Ceste.

Gli spettatori hanno avuto modo di rivedere i video delle telecamere di sorveglianza del carcere, che ritraevano Buoninconti mentre rideva con un'amica che era andata a trovarlo e ironizzava sul fatto che l'avvocato gli avesse detto: "Ora basta donne". Il corpo della moglie era stato ritrovato 4 mesi e 19 giorni prima. La giornalista del programma di Rai3 ha spiegato:

"La signora si è messa in contatto con lui scrivendogli una lettera. I due si sono incontrati, conosciuti e sono diventati amici. Una conoscenza fatta dopo la scomparsa di Elena. Michele ha ricevuto lettere da altre donne anche quando Elena era solo scomparsa e lui le ha frequentate e ha allacciato rapporti. La signora del filmato è una donna sposata che continua a seguire le vicende di Buoninconti".

Caso Elena Ceste, Michele Buoninconti si proclama innocente

Michele Buoninconti continua a professarsi innocente e chiede che venga portata alla luce la verità. ‘Chi l'ha visto?' ha intervistato uno dei legali dell'uomo, l'avvocato Giuseppe Marazzita, il quale ha spiegato – come fatto nel corso dell'udienza – che ci sono ben quattro punti che non sono ancora stati chiariti e potrebbero dimostrare l'innocenza del suo assistito:

"Il corpo della donna presentava lesioni non individuate dai medici legali. Non intendiamo andare a riprendere i poveri resti ma vogliamo lavorare sui documenti. Poi ci sono le celle telefoniche, la nostra consulenza dimostra che Buoninconti ha detto la verità. Poi le tracce sui vestiti. ll limite minimo del quantitativo di terriccio per poter svolgere valide analisi in campo forense equivale a poche decine di milligrammi o almeno 2 mila particelle. Il consulente del pm ha analizzato solo 6 particelle per ogni campione di terreno. E, infine, le condizioni di salute della povera donna, che risultano compromesse dal punto di vista psichiatrico. Noi sosteniamo quello che anche il consulente del pm dice, la donna presentava una sofferenza psichiatrica non tale da suicidarsi ma da indurre atteggiamenti di autolesionismo come una fuga psicotica afinalistica e un denudamento spontaneo. Quei poveri resti non mostrano segni di violenza. Michele Buoninconti ha fiducia che la sua innocenza venga riconosciuta in appello".

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