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Celeste Saieva: “Michele mi picchiava ma non l’ho ucciso, non sono una mantide religiosa”

Storie Maledette ha trattato il caso della colei che venne definita “mantide religiosa”. Franca Leosini ha intervistato Celeste Saieva. La donna sta scontando 30 anni di reclusione con l’accusa di aver ucciso il marito Michele Cangialosi, con la complicità dell’amante Nicola Piazza e di due altri uomini. Lei si proclama innocente: “Hanno dato 30 anni a due ragazzini, mi vengono i brividi”.
A cura di D.S.
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Nella puntata di giovedì 28 gennaio di Storie Maledette, Franca Leosini ha intervistato Celeste Saieva. La donna si trova reclusa nel carcere di Bollate, dopo essere stata condannata a 30 anni per l'omicidio del marito Michele Cangialosi. Tuttavia, continua a proclamarsi innocente. Cangialosi aveva 29 anni quando fu ucciso. Secondo quanto dichiara la Saieva, l'uomo era solito picchiarla.

"Dopo le violenze non senti più la voglia di stargli vicino e dormire nello stesso letto. Ho provato a prendere i figli e mollarlo ma è difficile da spiegare. Sei così succube, hai così tanta paura, perché lui sa i tuoi punti deboli e sa dove attaccarsi per metterti paura. Quando mia madre mi chiedeva cosa mi fossi fatta in viso inventavo una scusa. […] Quando mio marito mi picchiava si notava, avevo lividi ovunque. Ma erano anche i miei occhi che parlavano, ero spenta. […] Abbiamo avuto rapporti sessuali solo i primi anni. Dopo lui prendeva il mio corpo che all'inizio gli davo con il cuore e dopo se lo prendeva da solo. Tra l'altro aveva il vizio del gioco, spesso mancavano i soldi a casa".

L'incontro con Nicola Piazza che diventa suo amante

Ad ottobre del 2008 Celeste conobbe Nicola Piazza. Dopo un mese iniziarono una relazione. Lei aveva 22 anni e Nicola era di un anno più giovane. Tra loro nacque un amore che si fortificò in fretta:

"Mi è piaciuta la sua semplicità e quell'esplosione di vita che aveva dentro. […] Volevo stare con lui e volevo starci alla luce del sole. Lui mi voleva bene, mi rispettava perciò non avvertivo il rischio. A mio marito non importava niente di me, né del tradimento. A lui importava solo di ciò che avrebbe potuto pensare la gente".

La scomparsa di Michele Cangialosi

Il 21 aprile del 2009 Michele Cangialosi scomparve. Celeste Saieva ha raccontato la sua versione dei fatti, su ciò che sarebbe accaduto nella notte tra il 20 e il 21 aprile:

"Il giorno prima abbiamo litigato per soldi. Non ho dormito nel letto con lui ma in camera con i miei figli. È andato a letto alle 10 – 10:30. La mattina dopo, quando mi sono svegliata, era sveglio anche lui. Si faceva il suo caffè. Gli chiesi come dovevamo organizzarci per portare i bambini a scuola. Lui aveva un'udienza per un'aggressione che aveva subito. Gli ho chiesto se volesse un passaggio e mi ha detto che sarebbe andato a piedi. Alle 5 sono andata a prenderlo sul posto di lavoro. Ho parcheggiato, ho visto uscire tutti e dato che lui non usciva ho chiesto ai suoi colleghi. Mi hanno detto che non era andato a lavorare e nemmeno all'udienza. All'inizio non mi sono preoccupata poi però ho visto che da casa era sparito un borsone e circa 500 – 600 euro. Ho pensato se ne fosse andato perché spesso diceva che un giorno lo avrebbe fatto. Ho allertato i suoceri ma mi hanno sconsigliato di denunciare la scomparsa perché mio marito aveva già avuto tante denunce. Ho denunciato la cosa 17 giorni dopo".

Agli inquirenti ha fornito alcune delle probabili motivazioni che avevano portato alla scomparsa. Ma tutte venivano puntualmente smentite quando verificate. Il marito non era ancora stato ritrovato, ma Celeste Saieva si faceva già vedere in giro con Nicola Piazza e i bambini. Si recò persino dagli inquirenti per rivelare loro, la relazione che aveva con l'uomo:

"L'ho fatto per zittire tutte le voci che circolavano. Volevo dimostrare di essere pulita, che stavo con lui e non avevo nulla da nascondere. Quello con Michele non era un matrimonio felice in cui regnava l'amore. Lo sapevano anche gli inquirenti".

Due informatori, intanto, diedero la loro versione dei fatti agli inquirenti. Dissero che Michele Cangialosi era stato ucciso durante il sonno da Nicola Piazza e due complici. Con la complicità di Celeste che avrebbe avvertito i tre quando il marito dormiva, presumibilmente stordito da un sonnifero. Inoltre, dissero che il corpo era stato avvolto in un lenzuolo e a bordo di un baule era stato portato via in un auto.

Il ritrovamento del cadavere di Michele Cangialosi

Il 19 ottobre il corpo venne ritrovato grazie alle indicazioni fornite dai due complici di Nicola Piazza. Fu rinvenuto in un fossato scavato nel terreno di proprietà del papà di Nicola Piazza. Quest'ultimo affermò: "Se fossi stato io ad ucciderlo sarei stato così fesso da metterlo in un terreno che apparteneva alla mia famiglia?". La coppia, però, è stata condannata a 30 anni di reclusione.

"Mi hanno portato via i miei figli, ora cerco la pace"

Ecco le ultime riflessioni di Celeste Saieva ai microfoni di Franca Leosini.

"Sono in carcere, però dentro mi sento libera. Sono passati sei anni, sono cresciuta. Sto diventando una donna e vedo le cose in modo diverso. […] La cosa più bella e pura di questa storia maledetta sono i miei figli e me li hanno strappati. Sono stata penalizzata due volte, una dall'uomo che amavo e con cui ho messo al mondo due figli e la seconda da chi ha emesso questa condanna. Quando troverò un pezzettino di cielo mio, dove poter correre come una ragazzina, trovare la pace, fare i capricci se voglio, non portare quella corazza che serve in carcere. Questo mi chiedo ogni giorno. Mi sto perdendo l'adolescenza di mio figlio. I miei figli sono tutto, mi mancano. Non sono stata una buona figlia, forse nemmeno una buona madre. Cosa mi resta? Chi è la vittima e chi è veramente il carnefice. 30 anni? Mi vengono i brividi, 30 anni a due ragazzini. Non guardate la Saieva definita la "mantide religiosa", che ammalia gli uomini. Io sono una persona tranquilla, amo la vita nonostante sia tra queste quattro mura. Non ho odio ma voglio capire quale sia la prova provata che dice che io ho ucciso mio marito. […] Con Nicola non ci sentiamo più, mi sento in colpa, se non mi avesse conosciuta non sarebbe in carcere con 30 anni da scontare. Si è innamorato della persona sbagliata".

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