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Catena Fiorello: “Non sono raccomandata, leggete i miei libri prima di giudicare”

La scrittrice ha raccontato a “L’Arena” diversi aneddoti tratti dal suo libro “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, poi ha risposto a coloro che sostengono che sia agevolata dal suo cognome.
A cura di Daniela Seclì
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Catena Fiorello è stata ospite del programma domenicale "L'Arena". Intervistata da Massimo Giletti ha voluto togliersi un sassolino dalla scarpa. Il presentatore le ha chiesto se fosse un peso avere due fratelli noti come Rosario e Beppe.

"Più che un peso è una grande responsabilità avere un cognome che è quasi un marchio per quanto è conosciuto. Una signora su facebook ha scritto "è facile scrivere un libro se sei la sorella di Fiorello" ed è un'obiezione che ricevo spesso. Io dico "leggete il libro, criticatemi sul campo , ditemi cosa non vi piace ma parlate di ciò che faccio. Non è che vai da un editore e ti fanno fare un libro solo perché ti chiami Fiorello. Non è così semplice"

Passa, poi, a parlare del suo libro "Dacci oggi il nostro pane quotidiano", in cui racconta il vissuto della sua famiglia. Dal prossimo libro si firmerà con entrambi i cognomi dei suoi genitori "Galeano Fiorello", per omaggiare anche la madre che è stata un faro nella sua vita. Coglie l'occasione per rivolgere un appello ai giovani, che credono di poter emergere solo grazie alla ricchezza:

"Non è nella carta di credito la vera risorsa. Quello che abbiamo in testa non ce lo può pignorare nessuno. Se avete delle belle idee prima o poi emergerete. La vita è giusta."

Parla anche della nonna che già negli anni 30 evitava di farsi irretire dalle convenzioni sociali:

"Mia nonna Catena mise al mondo mio padre nel 1931. Mia nonna era vedova con tre figli e l'uomo con cui ebbe mio padre era leggermente "impegnato" e le disse di non volersi impegnare con il bambino. Lei rispose che se lo cresceva da solo, senza problemi.  Un giorno incontrò la suocera ufficiale (la madre del marito morto) e si nascose per paura di essere rimproverata ma lei la vide e le disse "se l'hai fatto con amore, non ti devi vergognare."

Nel libro c'è tanto spazio per la figura del padre che si toglieva il pane di bocca per i suoi figli e anche quando il denaro scarseggiava faceva in modo che i suoi bambini non se ne accorgessero:

"Lui diceva a mia madre "Oggi che mangiamo grilli? Grilli significava "niente". Ci preservavano rendendo la realtà più dolce. Quando mio padre diceva quella frase, la mamma capiva che con un piccolo budget doveva ideare qualcosa da mangiare. Ad esempio se aveva tre melanzane faceva cose eccezionali come cotoletta di melanzana, pasta con le melanzane… Mio padre, poi, quando poteva comprare la carne non la mangiava ma la divideva tra i suoi quattro figli e diceva "Io sono già cresciuto, loro no"

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