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Canone Rai, chiesto pagamento anche a commercianti che possiedono solo un pc

In queste ultime ore monta la polemica dei tanti artigiani e iscritti alla camera di Commercio che non usano il computer per vedere la tv del servizio pubblico. Ma il consigliere Verro controbatte: “La Rai sta facendo solo quel che le compete”.
A cura di Andrea Parrella
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Che le parole canone e Rai, in modo combinato, allertino da sola intere schiere di popolazione è più che mai una sicurezza. ma se qualche giorno vi raccontavamo di come il governo stava pensando di riformulare il pagamento del tributo in maniera progressiva in corrispondenza al reddito, monta nelle ultime ore una questione che promette di far discutere non poco e far accrescere non poche polemiche e riguarda il provvedimento che consente alla tv di Stato la richiesta di versamento del cosiddetto Canone speciale, ovvero l'imposta sugli apparecchi atti a ricevere trasmissioni tv alle aziende iscritte alle Camere di commercio. In sostanza, i soggetti che la Rai sarebbe tesa a colpire sono i titolari di locali pubblici e ristoranti, che mostrano regolarmente le immagini ma, come al solito, rischia di colpire in maniera indiscriminata alcuni che della tv non fanno un uso commerciale o, attenzione, che una tv non ce l'hanno nemmeno!

Ingiunzioni a centinaia di artigiani

Il fatto apparentemente assurdo è che molte lettere di richiesta del canone sono arrivate a chiunque, in modo indiscriminato: artigiani, commercianti, partite Iva, magari semplicemente in possesso di un computer con connessione a internet e non un televisore, che quindi non guardano certo trasmissioni televisive sul pc mentre lavorano. Queste persone hanno dunque dovuto giustificare il mancato pagamento spiegando come gli apparecchi siano destinati a scopo lavorativo e non a guardare la tv del servizio pubblico.

Il consigliere Verro: "La Rai fa ciò che le compete"

A giustificare questa azione a tappeto da parte della Rai (la cui principale forma di spending review sarebbe quella di riuscire a recuperare anche solo una parte di quel clamoroso 30% di evasione fiscale, il tasso più alto d'Europa per un tributo televisivo) è il consigliere Antonio Verro, che ritiene assolutamente lecita l'azione. Al Corriere della Sera ha dichiarato: "La polemica di questi giorni è una vecchia storia, ma il punto è che finora la Rai è stata timida ed ora invece non più. La legge dice che il canone è una tassa di possesso e lo devono pagare tutti quelli che detengono uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radio televisive. La Rai sta facendo solo quello che le compete. Detto, questo, però si parla di lotta all’evasione e di rivisitazione del canone ed io penso che entro l’anno il governo ci debba mettere il naso, dando certezza sulle risorse dell’anno prossimo". Ma i commercianti sono chiaramente in protesta, se non altro per il passaggio inutile attraverso il quale si debba passare per evitare il pagamento dell'obolo e, nel frattempo, c'è chi si chiede in rete se ci sia una legge che obblighi la Rai a trasmettere le proprie reti in diretta su internet, ritenendo il servizio pubblico lo faccia per aumentare in realtà i ricavi pubblicitari e che quindi potrebbe pagarsi con quelli il servizio offerto. O al massimo, criptare all'occasione i canali così come fa per gli italiani all'estero. E ovviamente, anche la politica approfitta della polemica.

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