Bruno Vespa: “Il mio è un giornalismo responsabile”
Bruno Vespa senza freni sulle pagine de Il Giornale. Questa mattina il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, pubblica una lunga intervista dedicata al conduttore di Porta a Porta che fa il punto sul giornalismo, probabilmente anche alla luce delle vicende che sta attraversando il direttore de Il Giornale. Una cosa è certa: il talk show non è morto, c'è solo una crisi di contenuti in quanto, per Vespa, è lì che si può dare il senso della novità al pubblico. E' solo una capacità di saper interpretare bene il cambiamento, poi tutto funziona:
La novità arriva dai contenuti, non dal contenitore. Nella puntata con Renzi protagonista, con quella sulle primarie del centrodestra e quella su Avetrana, ho fatto sempre il 22% di share. Stessa formula, cambia il contenuto.
E sulla mancanza, da anni, della società civile a Porta a Porta, Vespa tentenna:
Forse è un nostro limite. Ma rappresentarla non è facile. La società civile sono i sindacati? A me sembrano più casta loro dei partiti. Lo sono le categorie produttive e i professionisti che si muovono per lobby e bloccano le liberalizzazioni? A volte si parla di società civile e si finisce in braccio all’inciviltà.
Troppo facile svicolare in questo modo, a nostro avviso, sulla mancanza totale della "vita reale" nel talk show di Rai 1. Vespa, però, a questo punto sciorina il concetto di giornalismo responsabile:
Io credo in un giornalismo responsabile. Sebbene sia un ammiratore di Paolo Del Debbio, lavorando in un servizio pubblico non posso trasformare Porta a Porta in uno sfogatoio. Devo esser capace, e non sempre lo sono, di parlare degli stessi problemi in modo più articolato. Dico sempre di imparare da tutti, ma fare un programma d'attacco (Servizio Pubblico, Piazzapulita, In Onda ndr) è molto più facile che farne uno riflessivo.