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Bruno Vespa: “All’Italia auguro lavoro vero, un reddito non può essere regalato, va guadagnato”

Il conduttore di Porta a Porta ospite di Mara Venier a Domenica In, dove racconta della sua vita professionale e privata, per poi dedicare un pensiero finale al Paese che prova a raccontare quotidianamente e un velato riferimento al reddito di cittadinanza, ricordando l’emozione del suo primo stipendio guadagnato a 16 anni, 5mila lire.
A cura di Andrea Parrella
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Bruno Vespa ospite a Domenica In, con un'intervista che spazia tra i ricordi della gloriosa carriera in Rai alla vita privata e le aspirazioni per il futuro. Ma prima di tutto l'ennesimo libro della sua carriera, un appuntamento fisso di fine anno, con la curiosità che alberga in ognuno di noi e alla quale la Venier dà voce, ovvero dove trovi il tempo per scriverli: "Di notte non ho mai scritto, lavorato o studiato. Preferisco lavorare la mattina, ma in realtà non mi dedico per molto tempo al lavoro, approfondisco per un'ora e mezza, poi faccio altro, tra escursioni, televisione e altri tipi di incontri". 

Il conduttore di Porta a Porta confida anche chi sia stato uno dei principali modelli di ispirazione della sua vita: "Io ho sempre seguito l'insegnamento di mia nonna, grande donna rimasta vedova da giovane, che ha cresciuto i figli da sola. Mi ha insegnato a non provare invidia. Guardiamo in alto, ammiriamo chi ci è riuscito e cerchiamo di fare meglio. Mi sono sempre circondato di persone più talentuose, dalle quali ho imparato". E aggiunge:

Non sono mai stato il primo della classe, sono stato sempre nei gruppi di testa e avevo sempre qualcuno più bravo di me, ma per me è un esempio. Anche adesso, se guardo un programma, lo faccio perché c'è sempre qualcosa da imparare, non bisogna sedersi mai.

Poi lo spazio dedicato alla vita privata, prima col suo desiderio di diventare nonno, con l'attesa di un nipote da due figli che, nonostante l'età adulta, non gli hanno ancora regalato questa gioia: "Io ho il diritto di essere nonno, ma questi due sciagurati fanno parte di una generazione di insicuri che non vuole prendersi responsabilità. Fanno un lavoro meraviglioso, però dai ragazzi, mettete su famiglia!". E poi il rapporto con la moglie, che ormai dura da quasi 50 anni:

Siamo sposati da 45 anni, tra l'altro con due caratteri come i nostri, statisticamente incompatibili. Ma abbiamo imparato a sopportarci, condividiamo le cose che contano alle quali bisognerebbe dare più peso. Io non credo che la nostra sia una generazione di cretini, che ha scelto una sola persona per sempre. Però io credo che la stabilità di una famiglia sia importante, soprattutto per i figli.

Infine l'augurio per questo paese che lui, con il suo programma, prova a raccontare quotidianamente e che contiene anche un velato riferimento a uno dei temi più discussi di questi mesi e centrali nell'azione del governo attualmente in carica: "Io a questa Italia porterei lavoro, lavoro vero. Ne abbiamo grande bisogno. E mi auguro che in questa manovra vengano messe le condizioni per investire e lavorare. Perché un reddito non può essere regalato, ma essere guadagnato, nell'interesse soprattutto di chi lo percepisce, per la dignità di chi lo percepisce. Io ricordo il mio primo stipendio, a 16 anni, 5mila lire. E a 18 anni ero autosufficiente con 15mila". Un pizzico di commozione nei suoi occhi e poi i saluti finali.

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