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Blitz contro la Tv pirata, sequestrata centrale che gestiva 80% del flusso illegale in Italia

Maxi operazione della Polizia di Stato nell’ambito di un’inchiesta della procura di Catania contro la pirateria. Perquisizioni, sequestri di server e materiale informatico, 45 indagati in tutto, per un blitz che ha portato allo smantellamento di un’importante “centrale” a Messina dalla quale si gestiva circa l’80% del flusso illegale IPTV in Italia.
A cura di Andrea Parrella
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Perquisizioni, sequestri di server e materiale informatico, 45 indagati in tutto. Questo il risultato di un maxi blitz della Polizia di Stato nell'ambito di un'inchiesta della procura di Catania contro la pirateria audiovisiva e la diffusione illegale dello streaming. Associazione a delinquere, frode informatica, abusiva riproduzione e diffusione a mezzo internet di opere protette dal diritto di autore, sono questi i reati contestati.

Un'indagine finalizzata al contrasto delle Iptv (acronimo di Internet protocol television), volgarmente dette "pezzotto", ovvero i sistemi pirata attraverso i quali è possibile vedere gratis o a basso costo prodotti televisivi, film e serie generalmente disponibili solo sulla Tv a pagamento e che invece. Una procedura che è illegale, sia per chi vende il sistema che per chi ne fruisce, dunque il consumatore, e che comporta ogni anno ingenti perdite per gli operatori del settore televisivo e cinematografico.

Una rete illegale su scala nazionale

Le indagini riguardano una rete che tocca città italiane a ogni latitudine (Catania, Palermo, Reggio Calabria, Bari, Napoli, Ancona, Roma, Cagliari, Milano, Firenze, Venezia) e ha richiesto l'impiego di 200 specialisti provenienti da 11 Compartimenti regionali della Polizia Postale. Il risultato, come riportato dalle agenzie, è lo smantellamento di una complessa infrastruttura criminale, sia sotto il profilo organizzativo che tecnologico. Le autorità affermano di avere smantellato un'importante "centrale" a Messina dalla quale si gestiva circa l'80% del flusso illegale IPTV in Italia.

Il sistema funzionava grazie a Telegram

Dalle indagini è emerso che a favorire la pubblicizzazione e la vendita del sistema pirata per l'accesso allo streaming illegale erano canali Telegram, gruppi sui vari social network, forum e blog il meccanismo.

Cos'è il pezzotto e come funziona

Per riuscire a vedere online le Iptv è richiesto solitamente un abbonamento, con un costo mensile che si aggira attorno ai dodici euro, cifra decisamente inferiore a quello che sarebbe il costo di abbonamento per tutti i contenuti che questo sistema riesce a rendere accessibili. Pagato il canone mensile, si accede al sistema grazie ad app dedicate oppure tramite un decoder pirata che si acquista con 50-60 euro e permette di decriptare il segnale di tantissimi canali tv di tutto il mondo

Reati e sanzioni del consumatore del "pezzotto"

È sempre importante ricordare che il pezzotto è frutto di una violazione di un doppio reato, quello di chi lo rende disponibile e di chi lo acquista e ne fa uso. Se i primi, i cosiddetti pirati attivi, vanno incontro alla reclusione (da sei mesi a tre anni) e a multe da 2500 a 15.000 euro, la legge sul diritto d'autore punisce anche i pirati passivi e anche chi procede con il  download illegale di materiale protetto da copyright per uso personale è punito con una multa di 154 euro (che sale fino a 1.032 euro nel caso di recidiva e se i contenuti scaricati siano molti) e con la confisca del materiale. Non è tutto, perché oltre al reato commesso, la pirateria digitale comporta altri rischi per il pirata passivo, portando alla divulgazione delle informazioni contenute nel pc, rendendo visibili e disponibili dati anagrafici, bancari  e della carta di credito che possono essere impiegati da malintenzionati per commettere truffe.

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